venerdì 19 agosto 2016

L'Elmo di Atena. Donne e conflitti armati dal Novecento ai giorni nostri

La seconda giornata del Festival “Tra Le Rocce e il Cielo” ha visto protagoniste le donne coinvolte nei conflitti armati del presente e del passato. Il convegno “L’Elmo di Atena” durante la sessione pomeridiana, nella splendida cornice del teatro Sant’Anna di Riva di Vallarsa, impreziosito dalla mostra fotografica sull’Afghanistan di Carla Dazzi, ha visto gli interventi di cinque protagoniste d’eccezione che hanno portato la loro testimonianza raccontando come la donna durante i conflitti non sia esclusivamente vittima designata ma anche, e soprattutto, motore inesauribile di cambiamento e resistenza.  


Il convegno è iniziato con il complesso intervento di Bruna Bianchi, storica dell’università di Venezia, che ha analizzato la figura femminile nel primo conflitto mondiale sotto vari aspetti creando un filo diretto con il convegno mattutino e gettando un ponte con il presente e con la contemporanea situazione di genere. Come ha sottolineato la studiosa, la violenza, sia essa diretta, strutturale o istituzionale è frutto della natura misogina e maschilista della società, di un imperante visione patriarcale che si concretizza in una sorta di cannibalismo di genere che fagocita la donna in ogni settore sociale.
La donna nel conflitto, nel pensiero dominante e propagandistico, trova la sua ragion d’essere e la sua identità solo se impegnata in attività collaterali e di supporto all’azione dell’uomo. Tutto l’intervento della professoressa Bianchi, invece, è stato volto a sottolineare la complessità, eterogeneità e importanza della donna come attore sociale impegnato nella salvaguardia della società civile e nel gettare le basi per la ripartenza nel dopoguerra.
All’intervento della professoressa Bianchi sono seguiti quello di Ozlem Tanrikulu, presidentessa di UIKI-Onlus, quello della blogger italo-siriana Asmea Dachan, quello della fotografa e attivista Carla Dazzi e quello della giornalista Cristiana Cella.
L’intervento di Tanrikulu ha presentato la storia e l’attività delle donne kurde impegnate nella resistenza civile e militare volta alla difesa e al riconoscimento della loro identità e del loro territorio, una terra, come ha detto la stessa Tanrikulu, che non esiste per nessuno, sottolineando come l’identità kurda sia costantemente minacciata e contrastata.



L’intervento di Asmea Dachan ha presentato la situazione di conflitto che negli ultimi anni sta insanguinando la Siria. Ha raccontato la nascita di organizzazioni femminili di autoaiuto nei campi profughi in Turchia, associazioni informali e non riconosciute che vedono le donne impegnate ad aiutare le altre donne nei campi per fornire aiuti di natura sanitaria e assistenziale.



Carla Dazzi e Cristiana Cella, entrambe membri del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghanistan) hanno raccontato la lenta e inesorabile distruzione di un Paese che dura da circa 40 anni. Hanno raccontato come le Ong afgane con cui collabora il CISDA (Hawca, Opawc, Afceco, Rawa e Saajs) lottino a fianco delle donne, fin dai campi profughi in Pakistan successivi all’invasione russa degli anni ’80, per l’emancipazione femminile, i diritti umani, la giustizia tradizionale e la tutela e la difesa dalla violenza sociale e domestica.



Le relatrici, nella tavola rotonda che è seguita ai loro interventi di apertura, sono convenute su come la condizione della donna durante i conflitti armati e nella società civile dei dopoguerra sia sostanzialmente rimasta invariata nel tempo. Anzi, rispetto al Primo Conflitto Mondiale, le guerre che lo hanno susseguito hanno manifestato una recrudescenza nei confronti dei civili e dei più inermi in primis, donne e bambini.  






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