La
terza giornata del Festival “Tra le rocce e il cielo”, la giornata della vita
di montagna è stata dedicata interamente al tema del confine e del limite.
Anche la terza giornata del Festival ha avuto una doppia anima, con un occhio
attento al territorio e un altro rivolto alle dinamiche globali e
internazionali.
Il concetto di confine, sia inteso
come quello naturale dell'arco alpino, sia inteso come quello politico dei
confini nazionali e sovranazionali è stato indagato e discusso nella sua
duplice e controversa anima: confine che unisce e mette in contatto comunità
diverse e barriera che divide e impedisce che il noi entri in contatto con il
voi.
L'intensa giornata di studio e riflessione
ha visto avvicendarsi sul palco innumerevoli esponenti della politica, delle
politiche sociali e della società civile che nei vari ambiti di esperienza
hanno constato come il confine sia ancora, oggi più che mai, argomento di
dibattito che porti a schierarsi e a contrapporsi.
Davide Allegri, geografo e storico
dell'Università di Trento e assegnista di ricerca del progetto
“Cartografia e confini della Provincia
di Trento” ha discusso il ruolo economico e sociale delle creste alpine e analizzato
la dicotomia tra barriere naturali e confini politici.
Annibale Salsa, antropologo e
direttore scientifico di Accademia della Montagna, ha poi tracciato la storia
dell'arco alpino fra cerniera e barriera, fra spazio aperto e poroso e muro fra
stati nazione, e di come questo abbia inciso sulla cultura, lingua, usi e
costumi delle genti di montagna.
Roberto Louvin, docente di diritto
costituzionale comparato ed ex presidente della Valle d'Aosta, ha parlato di
governo ed autogoverno dello spazio di confine. Se da un lato il diritto si
pone come disciplina universale e astratta, esso ha “fame” di confini e di
frontiere in quanto deriva la sua efficacia dalla sovranità dello stato
nazione.
Marco Stolfo, politologo
all'Università di Udine e redattore della rivista Nazioni e Regioni, ha aperto
la riflessione ad un'analisi più complessiva dello scenario europeo, di come
l'Europa sia messa in discussione dall'emergere di nuovi confini, come nel caso
della Brexit o della crisi del Brennero, ma anche di come nuovi regionalismi
come quello scozzese possano ridare nuova linfa al sogno europeo, senza i sogni
di grandeur tipica degli stati nazione.
La seconda parte della mattina ha
affrontato il tema di come la montagna si inserisca nei processi globali di
migrazione di uomini e di globalizzazione economica. Giorgio Conti, direttore
scientifico degli Archivi della Sostenibilità di Ca' Foscari, ha introdotto e
coordinato il dibattito, a cui hanno preso parte Fabrizio Zara di Maso Covel,
la giornalista e cineasta Maria Fiano e il fotografo free-lance Federico
Sutera.
Maria Fiano e Federico Sutera hanno
presentato il loro lavoro di fotoreporter che li ha condotti a rappresentare la
vita dei migranti e dei profughi a Calais, Idomeni e Riace.
Fabrizio Zara, invece, ha mostrato
la sua esperienza di ritorno alla montagna, con Cristina Campagna con la
ristrutturazione di Maso Covel, prima in stato di abbandono. In questo maso
oggi vengono coltivati piccoli frutti, verdura ed erbe officinali e aromatiche
in maniera completamente naturale e con qualità di assoluta eccellenza.
I
contributi di questa parte della giornata hanno mostrato una montagna diversa
dallo stereotipo di immobilità, e di staticità, e che un rilancio è possibile
con l'ingegno e la capacità di mettersi in discussione.
Il pomeriggio, infine, ha parlato di
come le realtà di confine siano investite dall'impatto delle migrazioni, oggi
più che mai impetuoso. Andando oltre l'idea che questa rappresenti una crisi
momentanea, tutti gli interventi si sono concentrati sui lati strutturali delle
migrazioni.
Maurizio Tomasi, dell'associazione
Trentini nel Mondo, ha mostrato come la retorica dell'invasione, con cui spesso
si descrivono le migrazioni, sia falsa e ipocrita, soprattutto per terre come
il Trentino che sono state a lungo luoghi di emigrazione.
Andrea Anselmi, di Medici Senza
Frontiere, ha parlato delle forme e dei limiti dell'accoglienza italiana, e del
modo in cui Medici Senza Frontiere cerca di aiutare i migranti e i richiedenti
asilo, dalle operazioni search and rescue, in cui mette a disposizione tre
navi, all'accoglienza medico-ospedaliera, al trattamento post-acuto, al
supporto psicologico.
Riccardo Pennisi e Raffaele Crocco,
rispettivamente dell'Aspen Institute e dell'Atlante dei Conflitti e delle Guerra,
hanno parlato delle cause delle migrazioni, e della risposta data dall'Europa
fino ad oggi. In particolare, si è criticata la mancanza di strategia e di
visione di lungo periodo della classe dirigente europea attuale.
Ozlem Tanrikulu, dell'Ufficio di Informazione
sul Kurdistan in Italia (UIKI) ha parlato dell'esperienza concreta dei curdi al
confine turco-siriano, e di come comunità diverse come curdi, armeni,
turcomanni, arabi ed altro ancora abbiano trovao un modo innovativo di vivere e
convivere in una realtà di confine.
Ha concluso la giornata il Senatore
Francesco Palermo di Bolzano, membro della task force di Euregio sui rifugiati.
Con lui abbiamo parlato di come le collaborazioni transfrontaliere abbiano il
potenziale per andare oltre i confini e realizzare un'Europa più integrata, ma
dall'altro ha sottolineato come l'attuale tensione con l'Austria, soprattutto
per via delle imminenti elezioni presidenziali, possa limitare il dispiegarsi
di queste potenzialità.
La giornata si è poi conclusa con lo
spettacolo “Mato de Guera”, pluripremiato in 7 festival nazionali e 27 fra
locali e regionali, al tendone di Riva.
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