Saranno cinque i libri che verranno presentati quest’anno al festival.
Domenica 21 agosto alle 11, a Forte Pozzacchio Nicola Spagnolli, dialogando con gli autori presenterà:
- "54 giorni del cuore delle Alpi” di Gianluca Gasca
- “La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul fronte di montagna 1915-1918” di Diego Leoni
Quando, il 24 maggio 1915, si aprí il fronte italo-austriaco, nessuno di coloro che avevano teorizzato la guerra di montagna avrebbe mai immaginato che cosa sarebbe stata. Non fu guerra lampo, né di movimento, fu guerra di posizione: ma su un terreno sconosciuto, inospitale, e che da lí a poco avrebbe mietuto le sue vittime con il freddo e le valanghe. Gli eserciti dovettero misurarsi anche con quella Natura: sublime alla vista, celebrata, nemica. La guerra di montagna fu molte guerre: di masse sugli altopiani, alpinistica sulle Dolomiti e sui ghiacciai, sotterranea in tutti i settori, tecnologica e di saperi. Il libro di Leoni racconta come tutto ciò poté accadere, di come la sfida militare fosse stata preannunciata da quella turistico-alpinistica fin dalla seconda metà dell'Ottocento; di come vissero e raccontarono quell'esperienza i combattenti, ma anche i prigionieri, i civili; di come cambiarono le relazioni fra uomo e ambiente.
- "Reduci trentini prigionieri ad Isernia. 1918-1920" di Luciana Palla
Una delle tante tragedie che ha colpito i combattenti di tutti i fronti durante la Grande Guerra è quella della prigionia, ignorata fino a poco tempo fa ed ancor oggi non sufficientemente studiata. In alcune valli trentine nel novembre 1918, a guerra ormai finita, i reduci che avevano combattuto per l’ex impero austro-ungarico, tornati alle loro case, da un giorno all’altro furono fatti prigionieri ed internati ad Isernia, dove restarono in condizioni miserevoli per alcuni mesi, finché fu loro concesso il rimpatrio. Questo “fatto” sconvolse le comunità trentine, per la sofferenza incomprensibile, assurda, deplorevole riservata dalla nuova “patria” italiana alle “terre redente”. In questo volume si cerca di far piena luce sul “fatto d’Isernia” in base ai documenti reperiti. Si trattò in ogni caso di uno dei tanti soprusi compiuti dagli Stati consegnati con la guerra in mano all’autorità militare; è una delle tante storie nefande messe a tacere fino al tempo presente per motivi di opportunità politica e tuttora poco raccontate.
Le presentazioni saranno accompagnate dagli interventi musicali di Sandro Boni, Franco Giuliani, Elio Salvetti.
Per salire al forte, alle 8.30 parte una passeggiata storica da Valmorbia, altrimenti è possibile raggiungere in macchina il parcheggio del forte e percorrere a piedi gli ultimi due chilometri su una comoda sterrata.
Dalle 9 alle 10 si potranno fare le visite guidate al Forte di Pozzacchio, in collaborazione con ACR Il Forte (entrata al forte: biglietto intero 4 euro, ridotto 2 euro. Visite guidate: gruppi 15-25 persone, 5 euro compresa l’entrata al forte).
Alle 10.45 ci sarà il laboratorio per bambini: Sulle tracce della grande guerra
Alle 16.45 al Teatro S. Anna, a cent’anni dall’arrivo di Carlo Pastorino sul Monte Corno Battisti, saranno presentati le riedizioni de La prova del fuoco e La prova della fame a cura di Maria Teresa Caprile. Presentano Maria Teresa Caprile e Francesco De Nicola.
Carlo Pastorino (1887-1961), originario di Masone nell’Appennino Ligure, fu inviato nel 1916 in Vallarsa come ufficiale e vi rimase per un anno, affezionandosi a quella terra aspra e bella,come quella che gli aveva dato i natali. Trasferito successivamente nel Carso, venne qui fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso nella fortezza di Theresienstadt in Boemia fino alla fine del conflitto. Da quest’esperienza nascerà la trilogia “La prova del fuoco” (1926), “La prova della fame” (1939) e “A fuoco spento”(1934), un ritorno sui luoghi della guerra. Tra le pagine di Pastorino si snoda tutto il mondo della trincea e della guerra di posizione, dove ogni metro di roccia, sassi e terra è intriso dal sangue dei soldati.
Alla Vallarsa Pastorino si affezionò come a una seconda casa, ecco come la descrive al suo ritorno dopo la licenza: “Io la salutai con gioia, la Vallarsa, e mi pareva d’esser tornato a casa mia. Rivedevo tutti i miei monti: erano candidi, e brillavano al sole. Non mi erano mai apparsi così belli”.
Le presentazioni saranno accompagnate dagli interventi musicali di Sandro Boni, Franco Giuliani, Elio Salvetti.
Per salire al forte, alle 8.30 parte una passeggiata storica da Valmorbia, altrimenti è possibile raggiungere in macchina il parcheggio del forte e percorrere a piedi gli ultimi due chilometri su una comoda sterrata.
Dalle 9 alle 10 si potranno fare le visite guidate al Forte di Pozzacchio, in collaborazione con ACR Il Forte (entrata al forte: biglietto intero 4 euro, ridotto 2 euro. Visite guidate: gruppi 15-25 persone, 5 euro compresa l’entrata al forte).
Alle 10.45 ci sarà il laboratorio per bambini: Sulle tracce della grande guerra
Alle 16.45 al Teatro S. Anna, a cent’anni dall’arrivo di Carlo Pastorino sul Monte Corno Battisti, saranno presentati le riedizioni de La prova del fuoco e La prova della fame a cura di Maria Teresa Caprile. Presentano Maria Teresa Caprile e Francesco De Nicola.
Carlo Pastorino (1887-1961), originario di Masone nell’Appennino Ligure, fu inviato nel 1916 in Vallarsa come ufficiale e vi rimase per un anno, affezionandosi a quella terra aspra e bella,come quella che gli aveva dato i natali. Trasferito successivamente nel Carso, venne qui fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso nella fortezza di Theresienstadt in Boemia fino alla fine del conflitto. Da quest’esperienza nascerà la trilogia “La prova del fuoco” (1926), “La prova della fame” (1939) e “A fuoco spento”(1934), un ritorno sui luoghi della guerra. Tra le pagine di Pastorino si snoda tutto il mondo della trincea e della guerra di posizione, dove ogni metro di roccia, sassi e terra è intriso dal sangue dei soldati.
Alla Vallarsa Pastorino si affezionò come a una seconda casa, ecco come la descrive al suo ritorno dopo la licenza: “Io la salutai con gioia, la Vallarsa, e mi pareva d’esser tornato a casa mia. Rivedevo tutti i miei monti: erano candidi, e brillavano al sole. Non mi erano mai apparsi così belli”.
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