La seconda giornata del Festival
“Tra le Rocce e il Cielo” si è conclusa con la conferenza “La guerra negli
occhi delle donne”, a cui hanno partecipato le due scrittrici Antonia Arslan e
Francesca Melandri. L’evento è stato coordinato da Annibale Salsa. Vista la grande partecipazione all'evento, è stato necessario attrezzare una seconda sala con uno schermo al primo piano della Fondazione Caritro, per poter permettere a tutti gli interessati di assistere alla conferenza.
Per iniziare la riflessione sui conflitti del Novecento
vissuti dalle donne, le due autrici hanno parlato dei rispettivi libri che,
sebbene trattino argomenti e epoche storiche molto differenti, sono
profondamente accomunati nei contenuti. Antonia Arslan, scrittrice di origini
armene, è celebre per “La masseria delle allodole, nel quale tratta il genocidio
perpetrato dall’Impero ottomano ai danni del popolo armeno durante la Prima
Guerra Mondiale; “Eva dorme”, scritto dalla sceneggiatrice Francesca Melandri,
tratta di una madre che deve crescere da sola una figlia; la storia è
ambientata nell’Alto Adige degli anni Cinquanta, per arrivare fino ai giorni
nostri: terra difficile, molto attaccata alle tradizioni e poco partecipe ai
cambiamenti politici dello stato.
I due libri sono connessi da un’unica tematica attuale e delicata:
il concetto di identità, sul quale la conferenza si è poi incentrata. Le
riflessioni delle scrittrici hanno fatto emergere come questo concetto sia
fondamentale per la creazione di uno spirito di appartenenza e come, allo
stesso tempo, esso sia frutto di una maturazione che può avvenire in secoli di
storia.
Sebbene il concetto di identità all’interno dei due libri
sembri vertere principalmente su radici di tipo politico e geografico, Arslan e
Melandri hanno fornito un’ulteriore lettura.
Le donne assumono un ruolo fondamentale in entrambe le opere. Mentre gli
uomini erano eliminati dai Turchi, le donne e le bambine avevano la possibilità
di mettersi in salvo, sebbene fossero costrette ad attraversare il deserto. Il
futuro del popolo è messo in mano al genere femminile, che detiene dunque i
mezzi di salvare, per quanto possibile, ciò che rimane della minoranza armena,
sottolineando l’orgoglio della propria dell’identità e appartenenza in un
momento storico così difficile. In “Eva dorme” la storia è fatta e composta
proprio da due donne, dalle difficoltà di una madre ad affrontare una
gravidanza da sola in un contesto attaccato alle tradizioni, di dover recarsi
al lavoro anche durante il nono mese di gravidanza.
La conferenza ha sottolineato dunque che, per quanto il
concetto di “identità” sia stato riferito a un ambito principalmente etnico o
politico nel corso dei secoli, è necessario trattare anche un’identità di
genere, sempre più importante e presente all'interno del mondo contemporaneo.
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