sabato 20 agosto 2016

La guerra negli occhi delle donne




La seconda giornata del Festival “Tra le Rocce e il Cielo” si è conclusa con la conferenza “La guerra negli occhi delle donne”, a cui hanno partecipato le due scrittrici Antonia Arslan e Francesca Melandri. L’evento è stato coordinato da Annibale Salsa. Vista la grande partecipazione all'evento, è stato necessario attrezzare una seconda sala con uno schermo al primo piano della Fondazione Caritro, per poter permettere a tutti gli interessati di assistere alla conferenza.



Per iniziare la riflessione sui conflitti del Novecento vissuti dalle donne, le due autrici hanno parlato dei rispettivi libri che, sebbene trattino argomenti e epoche storiche molto differenti, sono profondamente accomunati nei contenuti. Antonia Arslan, scrittrice di origini armene, è celebre per “La masseria delle allodole, nel quale tratta il genocidio perpetrato dall’Impero ottomano ai danni del popolo armeno durante la Prima Guerra Mondiale; “Eva dorme”, scritto dalla sceneggiatrice Francesca Melandri, tratta di una madre che deve crescere da sola una figlia; la storia è ambientata nell’Alto Adige degli anni Cinquanta, per arrivare fino ai giorni nostri: terra difficile, molto attaccata alle tradizioni e poco partecipe ai cambiamenti politici dello stato. 
I due libri sono connessi da un’unica tematica attuale e delicata: il concetto di identità, sul quale la conferenza si è poi incentrata. Le riflessioni delle scrittrici hanno fatto emergere come questo concetto sia fondamentale per la creazione di uno spirito di appartenenza e come, allo stesso tempo, esso sia frutto di una maturazione che può avvenire in secoli di storia.
Sebbene il concetto di identità all’interno dei due libri sembri vertere principalmente su radici di tipo politico e geografico, Arslan e Melandri hanno fornito un’ulteriore lettura.  Le donne assumono un ruolo fondamentale in entrambe le opere. Mentre gli uomini erano eliminati dai Turchi, le donne e le bambine avevano la possibilità di mettersi in salvo, sebbene fossero costrette ad attraversare il deserto. Il futuro del popolo è messo in mano al genere femminile, che detiene dunque i mezzi di salvare, per quanto possibile, ciò che rimane della minoranza armena, sottolineando l’orgoglio della propria dell’identità e appartenenza in un momento storico così difficile. In “Eva dorme” la storia è fatta e composta proprio da due donne, dalle difficoltà di una madre ad affrontare una gravidanza da sola in un contesto attaccato alle tradizioni, di dover recarsi al lavoro anche durante il nono mese di gravidanza.
La conferenza ha sottolineato dunque che, per quanto il concetto di “identità” sia stato riferito a un ambito principalmente etnico o politico nel corso dei secoli, è necessario trattare anche un’identità di genere, sempre più importante e presente all'interno del mondo contemporaneo.



Martina Marcolini

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