La terza giornata del Festival
“Tra Le Rocce e il Cielo” si conclude con lo spettacolo teatrale “Mato de
Guera” scritto da Gian Domenico Mazzocato e portato in scena da Gigi Mardegan
presso il Circolo Lamber di Riva di Vallarsa.
La
performance di Mardegan ha coinvolto il pubblico in un percorso emotivo e
introspettivo sull'inesauribile follia e stupida della guerra. Merito della
potenza comunicativa dell'attore e della lingua, un veneto rude e schietto, gli
spettatori hanno potuto vivere e rivivere la storia di Ugo, che, vittorioso
combattente della Prima Guerra Mondiale, si trova perdente e sopraffatto dai
postumi del conflitto che lo trascinano in una baratro di follia e
disperazione.
Ugo
si salva dalla battaglia, ha vinto il nemico e difeso la Patria ma si ammala
gravemente, il suo corpo e la sua mente cadono a pezzi sotto la più atroce
delle malattie, quella per cui difficilmente si trova cura, la memoria. Ugo
allora cerca di rimuovere e dimenticare e si rifugia nel baratro della follia
più cieca. Affronta i suoi fantasmi cercando di annegarli in una nebbia in cui
perde se stesso e la sua storia.
La
storia prende vita sul palco nell'anno del Signore 1935, di Ugo è
rimasto ben poco e lo troviamo internato nel manicomio di Sant'Artemio nei
pressi di Treviso. Lì Ugo conosce un dottorino giovane e alle prime armi che lo
cura, che gli mostra la strada per la guarigione, strada tra le più atroci e
strazianti, ricordare e ricordare senza compromessi. Ugo allora dirada la
nebbia e abbandona la follia, che rimarrà comunque parte di sé perché la follia
è parte intrinseca dell'individuo e ricorda, ricorda tutta e non tralascia
nulla. Parla, racconta e ripensa.
“Mato
de Guera” è un pugno allo stomaco, è un urlo disperato, è l'annichilimento
dell'uomo davanti alla ferocia della guerra e alla barbiere del genere umano. È
un ossario ambulante, che ricorda e parla, che non dimentica e testimonia la
più inutile conquista dell'uomo. Come lupi in mezzo ai lupi, in un
perpetuo cannibalismo ed autocannibalismo l'uomo fagocita per essere fagocito,
combatte per vincere e per essere vinto.
Lo
spettacolo “Mato de Guera” chiude due giornate intense del Festival, la prima,
quella delle Lingue Madri, incentrata sul tema della donna nei conflitti armati
e la seconda, quella della Vita di Montagna, incentrata sui temi dei confini e
delle frontiere.
Come
solo l'arte sa fare, con la sua immediatezza e profondità, la pluripremiata
opera di Mazzocato ha portato agli occhi e alle orecchie degli spettatori
riflessioni su temi, quanto mai contemporanei, come la sofferenza e la crudeltà
nei conflitti, lo strazio dei superstiti e il dramma di proproprofughi e
sfollati.
profughi e sfollati.
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