sabato 20 agosto 2016

Mato de Guera al Tendone di Riva.


La terza giornata del Festival “Tra Le Rocce e il Cielo” si conclude con lo spettacolo teatrale “Mato de Guera” scritto da Gian Domenico Mazzocato e portato in scena da Gigi Mardegan presso il Circolo Lamber di Riva di Vallarsa.
        La performance di Mardegan ha coinvolto il pubblico in un percorso emotivo e introspettivo sull'inesauribile follia e stupida della guerra. Merito della potenza comunicativa dell'attore e della lingua, un veneto rude e schietto, gli spettatori hanno potuto vivere e rivivere la storia di Ugo, che, vittorioso combattente della Prima Guerra Mondiale, si trova perdente e sopraffatto dai postumi del conflitto che lo trascinano in una baratro di follia e disperazione.
          Ugo si salva dalla battaglia, ha vinto il nemico e difeso la Patria ma si ammala gravemente, il suo corpo e la sua mente cadono a pezzi sotto la più atroce delle malattie, quella per cui difficilmente si trova cura, la memoria. Ugo allora cerca di rimuovere e dimenticare e si rifugia nel baratro della follia più cieca. Affronta i suoi fantasmi cercando di annegarli in una nebbia in cui perde se stesso e la sua storia.
            La storia prende vita sul palco nell'anno del Signore 1935, di Ugo è rimasto ben poco e lo troviamo internato nel manicomio di Sant'Artemio nei pressi di Treviso. Lì Ugo conosce un dottorino giovane e alle prime armi che lo cura, che gli mostra la strada per la guarigione, strada tra le più atroci e strazianti, ricordare e ricordare senza compromessi. Ugo allora dirada la nebbia e abbandona la follia, che rimarrà comunque parte di sé perché la follia è parte intrinseca dell'individuo e ricorda, ricorda tutta e non tralascia nulla. Parla, racconta e ripensa.
          

            “Mato de Guera” è un pugno allo stomaco, è un urlo disperato, è l'annichilimento dell'uomo davanti alla ferocia della guerra e alla barbiere del genere umano. È un ossario ambulante, che ricorda e parla, che non dimentica e testimonia la più inutile conquista dell'uomo. Come lupi in mezzo ai lupi, in un perpetuo cannibalismo ed autocannibalismo l'uomo fagocita per essere fagocito, combatte per vincere e per essere vinto.
            Lo spettacolo “Mato de Guera” chiude due giornate intense del Festival, la prima, quella delle Lingue Madri, incentrata sul tema della donna nei conflitti armati e la seconda, quella della Vita di Montagna, incentrata sui temi dei confini e delle frontiere.
            Come solo l'arte sa fare, con la sua immediatezza e profondità, la pluripremiata opera di Mazzocato ha portato agli occhi e alle orecchie degli spettatori riflessioni su temi, quanto mai contemporanei, come la sofferenza e la crudeltà nei conflitti, lo strazio dei superstiti e il dramma di proproprofughi e sfollati.

profughi e sfollati.


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