giovedì 8 luglio 2010

IN SILENZIO E CON LENTEZZA. LA MONTAGNA CONSAPEVOLE.


In questi tempi così deformati dalla fretta, dalla smania di apparire, dall’ossessione per un record purchessia che ti conceda almeno cinque minuti di notorietà televisiva, ora che ogni vetta è stata ormai conquistata, la smania di primato spinge sempre più spesso l’alpinismo odierno verso avventure estreme, che intrappolano chi le tenta in una lotta insensata contro la montagna, allo scopo di ottenere la propria personale vittoria. Spesso anche a costo della propria vita, come ci riportano le cronache dei giornali, che tendono ad assomigliare ogni stagione di più ad una quotidiana cronaca di guerra, costellata di morti, feriti e dispersi.

Senza un percorso, lento, di profonda ricerca interiore, il nostro rapporto non solo con la montagna, ma con la natura e con la vita intera non può che trasformarsi in un’arida relazione d’uso, in cui l’uomo sale, prende, conquista, agisce, vince, senza che questo provochi in lui il minimo cambiamento, la minima crescita interiore. E senza che questo comporti nessun rispetto per la terribile arcaica bellezza dei luoghi, come ci insegnano i cumuli di rifiuti ai piedi dell’Himalaya, o le centinaia di spit disseminati per tutte le pareti rocciose.

Sono sempre più convinto che le parole di Kugy siano tuttora le più adatte a far da guida a chi desidera affrontare la Montagna in semplicità ed interezza. Kugy, definendo le doti che dovrebbero caratterizzare il vero amante della montagna, le elencava così: “veritiero, nobile, modesto”. E aggiungeva che “La montagna bisogna amarla totalmente. Allora lei ti contraccambia”.

Ed è per questo che faccio fatica a leggere i titoli di certi giornali, che dopo l’ennesimo incidente in scalata parlano di “montagna assassina”. Non è mai la montagna ad avere la colpa. Siamo noi ad avere la responsabilità di accostarci a lei in umiltà e consapevolezza, consci dei nostri limiti umani, e capaci di ascoltare con attenzione totale quel che la montagna ci sta dicendo. Può darsi che ci stia indicando che in quel momento la nostra presenza non è benvenuta.

Tornare ad imparare il rispetto per quel che la montagna insegna salverà la nostra vita. Non solo in senso materiale, insegnandoci a regolare il nostro agire senza farci trascinare dalla fretta di record e di conquista; ma anche in un senso molto più vasto e ricco di fecondi sviluppi di trasformazione e arricchimento interiore. La “meditazione delle vette”, per dirla con Evola, è medicina di tale potenza e intensità da generare una profonda rivoluzione dentro la vita intera. Io ho avuto l’immensa fortuna di sperimentarlo in vivo: senza la montagna probabilmente ora non sarei qui a scrivervi.

Non finirò mai di benedire la malattia che, obbligandomi a rimettere tutto in discussione, mi ha fatto riscoprire quella dimensione che apparteneva alla mia infanzia, ma dalla quale, poco per volta, nel corso della vita adulta mi ero staccato. Trascinato dalla vita cittadina in tutti quei percorsi innaturali, complicati, malati di fretta e di inconsapevolezza, che sembrano inevitabilmente catturarci quando scendiamo a valle. Così come non finirò mai di ringraziare la montagna per avermi accolto, confortato, e, vorrei quasi dire, fatto rinascere.

Dodici anni fa, quando mi sono ritirato a vivere a Obra, in fondo alla Vallarsa, mi sono inventato il termine “montagnaterapia” per spiegare ai miei amici cittadini cosa ci andavo a fare in quel villaggio sperduto nel profondo di una delle valli più sconosciute delle nostre montagne. E per montagnaterapia intendevo aria buona, acqua buona, silenzio, solitudine, verde, tranquillità, meditazione, essenzialità. E piano piano, senza neppure che dovessi far qualcosa di attivo per scivolare dentro il cuore della montagna, sono stato afferrato e assorbito da tutta quella meraviglia che mi circondava. E’ venuto in modo inevitabile, come conseguenza dell’essermi abbandonato con fiducia totale fra le braccia di questa terra.

Io non sono un alpinista. Sono un montanaro. Per me la montagna è la mia casa, il posto dove ho deciso di stabilirmi, anche quando comporta rinunciare alle presunte comodità della vita cittadina. Quel che mi interessa è viverla, la montagna. Stabilire con lei un rapporto di amore e di conoscenza. Per questo ho sempre sentito che per me non è essenziale arrivare sulla vetta. La montagna è bella tutta, non solo quando arrivi sulla cima. Quello che conta, per me, è starmene fuori dai meccanismi inconsapevoli che governano la mente. E questo può riuscirmi in cima, ma anche sul prato che sta sotto casa mia.

Certo, ci sono momenti in cui l’energia ti spinge a salire, e sembra che sia la montagna stessa a chiamarti. E allora è buono andare. E quando sono sulla vetta, con sotto, a trecentosessanta gradi, il mondo tutto insieme, non posso fare a meno di rigirarmi nella mente le parole di Gervasutti: “Provo una grande commiserazione per i piccoli uomini che penano rinchiusi nel recinto sociale che sono riusciti a costruirsi contro il libero cielo e che non sanno e non sentono ciò che io sono e sento in questo momento”.

Ecco, questo conta, in questi tempi malati di fretta e apparenza. Ricordare al mondo che corre giù nelle città che esiste qualcosa di eterno, silenzioso, puro e incontaminato che si chiama Montagna. E aiutare chi voglia provare ad accostarsi a questa gratuita meraviglia a farlo nel modi più rispettoso e consapevole possibile.

Mario Martinelli


2 commenti:

  1. La lentezza, il silenzio, la consapevolezza.
    Sono le parole chiave per accostarsi non solo alla montagna, credo, ma a ogni esperienza della propria vita. La sincerità del proprio modo di guardare il mondo, a quel punto, renderà tutto trasparente.

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  2. Vado molto in montagna ma sono ancora troppo duro e coriaceo... i miei bisogni quotidiani, la falsità di questi bisogni... tutto questo mi impedisce di avvicinarmi profondamente alla montagna... di avvicinarmi veramente alla lezione che la "montgna" può regalarci sulla vita.
    Ci riesco alcune volte... ma non come vorrei. Bellisime parole di Mario Martinelli. A volte una parola così può davvero aiutare...

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