lunedì 20 luglio 2015

Insegnare l'italiano agli immigrati. Intervista Irene Gritti, coordinatrice del CPT di Rovereto

Irene Gritti è la coordinatrice del CPT di Rovereto, che ha fondato e contribuito a migliorare nel tempo. Sarà ospite del Festival “Tra le Rocce e il Cielo” 2015 il pomeriggio di venerdì 21 agosto, giornata dedicata alle lingue madri, che quest’anno avrà come focus le migrazioni passate e presenti.
L'importanza di condividre una lingua per interagire fra cittadini con medesimi diritti e responsabilità.




Per prima cosa parliamo del tuo lavoro di insegnamento dell’italiano ai cittadini immigrati. Da quanto tempo hai iniziato a lavorare in questo campo?
Ho cominciato questo lavoro nel 1988 a Treviso. A quel tempo venivano avviate le prime sperimentazioni di scuole di italiano per migranti, che erano soprattutto concentrate nelle grandi città italiane come Torino e Milano, principali poli attrattivi dell’immigrazione. Il ricco nord- est era un altro di questi poli e di conseguenza Treviso fu una delle prime città di medio piccole dimensioni ad implementare questi servizi.
Fin da subito è stato chiaro che si doveva offrire opportunità di apprendimento della lingua italiana, e non solo corsi formativi per il mondo del lavoro. Abbiamo cominciato in un modo anche pioneristico, attraverso tentativi ed errori, per poter affinare la nostra offerta, sempre guardando all’esempio offerto da Torino e Milano che allora erano all’avanguardia in questo settore. Dopo questo primo periodo di lavoro sperimentale mi sono trasferita a Rovereto, dove queste offerte ancora non erano state istituzionalizzate. Mi sono mossa per vedere come era composta la popolazione di cittadini immigrati, quali potevano essere le loro esigenze e come organizzare un eventuale servizio.
Dai primi anni ’90, quando ho iniziato a lavorare a Rovereto, ho impiegato circa 5 anni per avviare questo progetto anche in questa città.

Come mai Rovereto? È stato un caso o avevi scelto a priori questa realtà?
Il mio era un progetto più di tipo personale. Sono venuta ad abitare a Rovereto per amore ed una volta venuta ad abitare qui ho deciso di continuare il lavoro che avevo fatto fino a quel momento anche nella nuova realtà. Ho iniziato a lavorare con i bambini Rom per l’inserimento scolastico e nel frattempo ho curato questo progetto che riguardava gli adulti stranieri ed il loro inserimento nel mondo del lavoro e della partecipazione alla vita civica.

Quali sono i vostri servizi?
Da circa quattro anni abbiamo avviato una convezione con l’agenzia del lavoro, proprio per curare l’inserimento nel mondo lavorativo ed essere sempre attenti anche alle esigenze del territorio. Noi ci occupiamo della parte formativa, con persone disoccupate o inoccupate che vengono al centro territoriale per fare dei corsi formativi suddivisi in una parte dedicata all’apprendimento dell’italiano per il mondo del lavoro, quindi rinforzando lessico adeguato e permettendo loro di affrontare colloqui di lavoro e compilazioni di curriculum lavorativi. Poi c’è un secondo modulo dedicato interamente al mondo del lavoro, con interventi di esperti sulla sicurezza, che si occupano di diritti dei lavoratori e di busta paga.

Che prospettive ci sono per l’integrazione presente e futura della popolazione immigrata?
È un lavoro costante che ognuno di noi nel suo piccolo deve portare avanti, perché l’apporto culturale e di visione del mondo che possono portarci persone che arrivano da contesti completamente diversi è a parere mio molto prezioso. Credo che si debba rafforzare la convivenza a tutti i livelli, dai rapporti di buon vicinato a quelli di inserimento nel mondo scolastico e lavorativo. È un discorso ancora aperto e deve essere curato anche da un punto di vista politico, perché sono scelte di attenzione che richiedono impegno anche a livelli che trascendono di molto il livello personale.

Cosa significa integrazione dal tuo punto di vista?
Integrazione è sempre una parola forte perché sembra implicare che un gruppo di persone debbano adeguarsi ad una realtà che trovano. Forse una parola migliore potrebbe essere interazione. Perché deve esserci uno scambio alla pari e la popolazione immigrata deve poter avere la possibilità di partecipare alla vita civica e collettiva dando il loro apporto costruttivo alla convivenza.
Per esempio a Modena sono stati implementate delle modalità molto efficaci di partecipazione politica alle scelte della città di residenza anche per la popolazione di cittadini immigrati. Questo secondo me rafforza molto il senso di appartenenza ad una realtà, e limita di molto i conflitti che possono generarsi all’interno di una città fra italiani e residenti stranieri. Il senso di corresponsabilità è ancora tutto da costruire, perché quando c’è senso di partecipazione anche la convivenza ne risente positivamente. Senza questo fattore i cittadini immigrati si sentono sempre esclusi e subalterni.
Quindi io più che integrazione preferirei usare compartecipazione o condivisione fra cittadini con medesimi diritti e responsabilità. Il cittadino è una persona che ha una voce, che può partecipare alle decisioni e contribuire alle scelte politiche di una città.

Quali sono le prospettive future della tua scuola? Avete nuovi progetti in avvio?
Siamo un gruppo di 9 insegnanti, ci tengo a dirlo perché questo lavoro può essere fatto solo attraverso l’impegno di tutti e nove gli elementi. Siamo inseriti nell’organigramma dell'istituto “Don Milani” e la nostra dirigente è sempre al nostro fianco nelle decisioni e sostiene molto il lavoro che facciamo. Nel tempo abbiamo attivato il servizio di babysitting, che agevola l’accesso al servizio scolastico per le madri. Un altro servizio che vorremmo sviluppare ulteriormente è il servizio di orientamento sia in ambito formativo che lavorativo di cui parlavo prima, per agevolare ancora la possibilità di inserimento attivo nella comunità dei cittadini migranti.
Vorremmo anche incrementare il dialogo con le associazioni e le istituzioni territoriali e partecipare a progetti comuni e dibattiti per parlare delle vite delle comunità migranti, per poterli far conoscere al territorio come persone e non come cittadini di serie B. Poi vorremmo poter dare una continuità agli studi anche in ambito superiore, perché molto frequentemente i titoli di studio superiore e lauree dei cittadini migranti non vengono riconosciuti in Italia, e devono ricominciare tutto da capo. Poter arricchire la formazione della persona e poter permettere la frequenza della scuola superiore è secondo me molto importante per poter completare l’istruzione.
Abbiamo preso convenzioni con l’università di Siena per poter certificare il livello di conoscenza della lingua italiana, e poi abbiamo integrato una serie di corsi linguistici per italiani e stranieri per inglese, francese e tedesco a vari livelli. I nostri progetti nascono da esigenze che ci vengono mano a mano segnalate e che noi cerchiamo di soddisfare con l’implementazione di sempre nuovi corsi ed iniziative.

Grazie mille e ti faccio un grande in bocca al lupo per i progetti presenti e futuri. Noi ci vediamo il 21 agosto in Vallarsa!

Grazie a te e a presto!

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