Irene
Gritti è la coordinatrice del CPT di Rovereto, che ha fondato e contribuito a
migliorare nel tempo. Sarà ospite del Festival “Tra le Rocce e il Cielo” 2015
il pomeriggio di venerdì 21 agosto, giornata dedicata alle lingue madri, che
quest’anno avrà come focus le migrazioni passate e presenti.
L'importanza di condividre una lingua per interagire fra cittadini con medesimi diritti e responsabilità.
L'importanza di condividre una lingua per interagire fra cittadini con medesimi diritti e responsabilità.
Per
prima cosa parliamo del tuo lavoro di insegnamento dell’italiano ai cittadini
immigrati. Da quanto tempo hai iniziato a lavorare in questo campo?
Ho cominciato questo lavoro
nel 1988 a Treviso. A quel tempo venivano avviate le prime sperimentazioni di
scuole di italiano per migranti, che erano soprattutto concentrate nelle grandi
città italiane come Torino e Milano, principali poli attrattivi
dell’immigrazione. Il ricco nord- est era un altro di questi poli e di
conseguenza Treviso fu una delle prime città di medio piccole dimensioni ad
implementare questi servizi.
Fin da subito è stato chiaro
che si doveva offrire opportunità di apprendimento della lingua italiana, e non
solo corsi formativi per il mondo del lavoro. Abbiamo cominciato in un modo
anche pioneristico, attraverso tentativi ed errori, per poter affinare la
nostra offerta, sempre guardando all’esempio offerto da Torino e Milano che
allora erano all’avanguardia in questo settore. Dopo questo primo periodo di
lavoro sperimentale mi sono trasferita a Rovereto, dove queste offerte ancora
non erano state istituzionalizzate. Mi sono mossa per vedere come era composta
la popolazione di cittadini immigrati, quali potevano essere le loro esigenze e
come organizzare un eventuale servizio.
Dai primi anni ’90, quando ho
iniziato a lavorare a Rovereto, ho impiegato circa 5 anni per avviare questo
progetto anche in questa città.
Come
mai Rovereto? È stato un caso o avevi scelto a priori questa realtà?
Il mio era un progetto più di
tipo personale. Sono venuta ad abitare a Rovereto per amore ed una volta venuta
ad abitare qui ho deciso di continuare il lavoro che avevo fatto fino a quel
momento anche nella nuova realtà. Ho iniziato a lavorare con i bambini Rom per
l’inserimento scolastico e nel frattempo ho curato questo progetto che
riguardava gli adulti stranieri ed il loro inserimento nel mondo del lavoro e
della partecipazione alla vita civica.
Quali
sono i vostri servizi?
Da circa quattro anni abbiamo
avviato una convezione con l’agenzia del lavoro, proprio per curare
l’inserimento nel mondo lavorativo ed essere sempre attenti anche alle esigenze
del territorio. Noi ci occupiamo della parte formativa, con persone disoccupate
o inoccupate che vengono al centro territoriale per fare dei corsi formativi
suddivisi in una parte dedicata all’apprendimento dell’italiano per il mondo
del lavoro, quindi rinforzando lessico adeguato e permettendo loro di
affrontare colloqui di lavoro e compilazioni di curriculum lavorativi. Poi c’è
un secondo modulo dedicato interamente al mondo del lavoro, con interventi di
esperti sulla sicurezza, che si occupano di diritti dei lavoratori e di busta
paga.
Che
prospettive ci sono per l’integrazione presente e futura della popolazione
immigrata?
È un lavoro costante che
ognuno di noi nel suo piccolo deve portare avanti, perché l’apporto
culturale e di visione del mondo che possono portarci persone che arrivano da
contesti completamente diversi è a parere mio molto prezioso. Credo che si
debba rafforzare la convivenza a tutti i livelli, dai rapporti di buon vicinato
a quelli di inserimento nel mondo scolastico e lavorativo. È un discorso ancora
aperto e deve essere curato anche da un punto di vista politico, perché sono
scelte di attenzione che richiedono impegno anche a livelli che trascendono di
molto il livello personale.
Cosa
significa integrazione dal tuo punto di vista?
Integrazione è sempre una
parola forte perché sembra implicare che un gruppo di persone debbano adeguarsi
ad una realtà che trovano. Forse una parola migliore potrebbe essere
interazione. Perché deve esserci uno scambio alla pari e la popolazione
immigrata deve poter avere la possibilità di partecipare alla vita civica e collettiva
dando il loro apporto costruttivo alla convivenza.
Per esempio a Modena sono
stati implementate delle modalità molto efficaci di partecipazione politica
alle scelte della città di residenza anche per la popolazione di cittadini
immigrati. Questo secondo me rafforza molto il senso di appartenenza ad una
realtà, e limita di molto i conflitti che possono generarsi all’interno di una
città fra italiani e residenti stranieri. Il senso di corresponsabilità è
ancora tutto da costruire, perché quando c’è senso di partecipazione anche la
convivenza ne risente positivamente. Senza questo fattore i cittadini immigrati si
sentono sempre esclusi e subalterni.
Quindi io più che integrazione
preferirei usare compartecipazione o condivisione fra cittadini con medesimi
diritti e responsabilità. Il cittadino è una persona che ha una voce, che può
partecipare alle decisioni e contribuire alle scelte politiche di una città.
Quali
sono le prospettive future della tua scuola? Avete nuovi progetti in avvio?
Siamo un gruppo di 9
insegnanti, ci tengo a dirlo perché questo lavoro può essere fatto solo
attraverso l’impegno di tutti e nove gli elementi. Siamo inseriti
nell’organigramma dell'istituto “Don Milani” e la nostra dirigente è sempre al nostro
fianco nelle decisioni e sostiene molto il lavoro che facciamo. Nel tempo
abbiamo attivato il servizio di babysitting, che agevola l’accesso al servizio
scolastico per le madri. Un altro servizio che vorremmo sviluppare
ulteriormente è il servizio di orientamento sia in ambito formativo che
lavorativo di cui parlavo prima, per agevolare ancora la possibilità di
inserimento attivo nella comunità dei cittadini migranti.
Vorremmo anche incrementare il
dialogo con le associazioni e le istituzioni territoriali e partecipare a
progetti comuni e dibattiti per parlare delle vite delle comunità migranti, per
poterli far conoscere al territorio come persone e non come cittadini di serie
B. Poi vorremmo poter dare una continuità agli studi anche in ambito superiore,
perché molto frequentemente i titoli di studio superiore e lauree dei cittadini
migranti non vengono riconosciuti in Italia, e devono ricominciare tutto da
capo. Poter arricchire la formazione della persona e poter permettere la
frequenza della scuola superiore è secondo me molto importante per poter
completare l’istruzione.
Abbiamo preso convenzioni con
l’università di Siena per poter certificare il livello di conoscenza della
lingua italiana, e poi abbiamo integrato una serie di corsi linguistici per
italiani e stranieri per inglese, francese e tedesco a vari livelli. I nostri
progetti nascono da esigenze che ci vengono mano a mano segnalate e che noi
cerchiamo di soddisfare con l’implementazione di sempre nuovi corsi ed
iniziative.
Grazie
mille e ti faccio un grande in bocca al lupo per i progetti presenti e futuri.
Noi ci vediamo il 21 agosto in Vallarsa!
Grazie a te e a presto!
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