Intervista a Carlo Ancona
Nato in Abruzzo nel 1948, il giudice Carlo Ancona è arrivato Trento a inizio carriera. Si è occupato del caso della Sloi (1978) e del disastro di Stava (1985). Il dott. Ancona è un appassionato di storia e di montagna. È socio SAT e tra i membri del consiglio direttivo del Trentino Film Festival.
Giudice Ancona, davanti all’invito a parlare del processo a Battisti ha subito accettato. Cosa l’ha spinta a partecipare a questo evento?
La forza di un territorio non sono le sue disponibilità finanziarie o la perfezione dei suoi ordinamenti, ma la passione civile collettiva, il desiderio di partecipazione, discussione, chiarezza; ed allora è importante un incontro sulla memoria collettiva di un territorio, sulle ragioni dello stare insieme da cittadini. È meglio parteciparvi, che semplicemente assistervi.
La forza di un territorio non sono le sue disponibilità finanziarie o la perfezione dei suoi ordinamenti, ma la passione civile collettiva, il desiderio di partecipazione, discussione, chiarezza; ed allora è importante un incontro sulla memoria collettiva di un territorio, sulle ragioni dello stare insieme da cittadini. È meglio parteciparvi, che semplicemente assistervi.
Quali sono gli aspetti che come giudice trova più interessanti riguardo la vicenda del processo a Battisti?
Come giudice, un ulteriore monito a quale povera cosa si riduca la giustizia, quando si trasforma in esemplare desiderio di ammonizione, in strumento di decimazione nei confronti di chi viene additato come nemico. Negli anni del terrorismo, abbiamo vinto perché non l’abbiamo stravolta, trasformata in “giustizia del nemico”, diventando “gli uomini dell’ira”; ma spesso mi chiedo anche oggi se questo sia davvero chiaro a molti miei colleghi, pubblici ministeri o giudici.
E come appassionato di storia?
La compassione e il rimpianto; come per Carlo Rosselli nel 1936, come per alcuni giudici uccisi negli ultimi decenni, la constatazione che la morte violenta colpisce i migliori, quelli che avrebbero potuto dare qualcosa di più agli altri, lasciando soli ed impotenti noi poveri e deboli testimoni della loro avventura; oltre naturalmente a tutti gli altri, tra cui i molti che richiamano il loro nome ad alibi delle loro povertà.
Lei si interessa soprattutto di storia militare della Grande Guerra. Quali sono gli aspetti che più attraggono i suoi interessi su questo tema?
La storia militare mi interessa perché scava a fondo, esprime l’essenza di una situazione storica, il momento più cruento e la prova più difficile di una nazione; a cominciare dalla Roma repubblicana dopo Canne, o meglio ancora dopo le forche caudine. La Grande Guerra ha visto passare in pochissimo tempo la guida della storia altrove, allontanando dall’Europa e dalle sua cadenti aristocrazie il governo del mondo; grande affresco di ecatombe ad effetti maltusiani, rottura di equilibri da tanto tempo in bilico. Non vi sono paragoni nella storia.
La storia militare mi interessa perché scava a fondo, esprime l’essenza di una situazione storica, il momento più cruento e la prova più difficile di una nazione; a cominciare dalla Roma repubblicana dopo Canne, o meglio ancora dopo le forche caudine. La Grande Guerra ha visto passare in pochissimo tempo la guida della storia altrove, allontanando dall’Europa e dalle sua cadenti aristocrazie il governo del mondo; grande affresco di ecatombe ad effetti maltusiani, rottura di equilibri da tanto tempo in bilico. Non vi sono paragoni nella storia.
Nicola Spagnolli
Domenica 17 luglio a Forte Pozzacchio alle ore 17 Appello alla storia: Il processo a Cesare Battisti
ero presente ieri alla rievocazione storica sul processo a Battisti, a forte Pozzacchio, sono un romano e non conoscevo bene queste vicende, avrei voluto intervenire quando ho sentito paragonare Battisti a De Gasperi, due uomini politici dell'ottocento , in quel momento ero dalla parte degli arrabbiati, uno interventista nella guerra che ha portato alla morte di milioni di persone che erano contrari alla guerra, e fatto diventato eroe dal regime fascista. De Gasperi , sappiamo chi era , un europeista non aggiungo altro . E comunque credo che anche i trentini per la grande maggioranza , non volessero entrare in guerra , anche se di lingua italiana si sentivano parte dell'impero austriaco, come si può osservare la popolazione ticinese che vive nella confederazione Svizzera ormai da secoli , si sente svizzera. Processo e sentenza giusta, e credo qualsiasi altra corte militare di altri stati, in quelle circostanze avrebbe emesso quella sentenza.
RispondiElimina