Intervista a Paolo Fanini
Parla
di diserzione nella Grande Guerra “I crocevia delle coscienze, storia di un
disertore”. Un tema difficile, che diventa il filo di una narrazione che pur
rispettando il rigore storico dei dati, cerca di andare incontro alle sensibilità
e alle conoscenze delle generazioni attuali.
Una
rappresentazione che si sviluppa utilizzando più linguaggi artistici,
attraverso un'impostazione che ha contraddistinto diverse messe in scena già
realizzate precedentemente da Paolo Fanini, ideatore e autore dello spettacolo.
I linguaggi utilizzati - film, parola, musica, danza, coralità alpina - sono funzionali ad interpretare i diversi
piani narrativi, in un'intersecazione di linguaggi continua, che contribuisce a
tenere viva la tensione narrativa.
Da dove nasce il desiderio di scrivere e rappresentare, in occasione
del centenario, “Il crocevia delle coscienze”, uno spettacolo che mette in
scena il tema della diserzione?
L’idea dello spettacolo nasce dal
desiderio di voler raccontare un fenomeno spesso poco considerato, sebbene
abbia avuto una certa rilevanza. A partire dai libri di storia, la diserzione è
sempre stato considerato un tema marginale, quasi un effetto collaterale della
guerra. Invece, anche in termini di numeri, la fuga dalla postazione al fronte
ha avuto una portata considerevole, non solo in Italia ma anche in tutti gli altri
eserciti, in modo trasversale; basti pensare che in Italia in quegli anni ci
sono stati 160 mila processi per diserzione, di cui 100 mila si sono conclusi
con condanna a morte, con esecuzioni avvenute attraverso fucilazione o
addirittura con esecuzioni sommarie sul campo di battaglia, senza nemmeno un
processo.
Come tratta di questo tema lo spettacolo che vedremo in scena?
Il tema viene trattato attraverso
la narrazione delle storia di un soldato dell’epoca che decide di disertare per
motivi legati alla sua coscienza, accettando così di andare incontro ad un
elevato rischio. Il soldato che diserta è consapevole di poter rimanere ucciso
a causa della sua scelta, ma decide ugualmente di intraprenderla. La vicenda viene
raccontata attraverso una narrazione su più piani.
Quali sono i linguaggi artistici utilizzati?
Sono molteplici e si intersecano
tra loro in continuazione, contribuendo a tenere viva la tensione narrativa. Prima
di tutto c’è la musica, eseguita dal vivo da un gruppo di cinque musicisti tra
cui spiccano le voci di Elisa Amistadi e di Gianluca Tocco. In scena poi ci
sarà anche il Coro Pasubio di Vallarsa che eseguirà sia brani del proprio repertorio
che brani realizzati assieme al gruppo musicale. Vengono proposte composizioni
di autori piuttosto noti del nostro tempo, che trattano il tema della guerra, andando
da Sting a Mark Knopfler, a Peter Gabriel, Leonard Cohen, Bob Dylan ed altri
ancora. C’è poi un piano narrativo più strettamente teatrale, con dialoghi scritti
da Micaela Vettori. In scena sono presenti due attori ad interpretare un nonno
e una nipote. Nonno e nipote costituiscono la chiave narrativa attraverso cui
ricollegare quanto accaduto cento anni fa con il presente, con l’attualità. Infine
c’è la parte molto importante che riguarda le riprese video. Tutto ciò che è
immagine è sempre sincronizzato con le musiche e musica e immagine insieme, si
sa, hanno grande forza dal punto di vista comunicativo e sono di grande
impatto.
Che relazioni con il territorio si sono avute per la realizzazione di
questo progetto?
In primo luogo la relazione con
il territorio stesso. Infatti alcune riprese sono state proprio girate sul
territorio della Vallarsa ed anche all’interno del Forte di Pozzacchio. Importante
è stato inoltre il rapporto con Fiorenza Aste e con il festival che lei
rappresenta, Tra le Rocce e il Cielo. Abbiamo poi collaborato con il Coro
Pasubio diretto da Ivan Cobbe e con la scuola elementare. La scuola
elementare e i bambini che la frequentano sono uno dei passaggi chiave della
narrazione. I bambini rappresentano il futuro ed è fondamentale che per il
futuro venga sempre salvaguardata la memoria. Lo spettacolo vuole infatti porre
l’attenzione sulla la necessità di non dimenticare, continuare a ricordare
quanto accaduto per cercare di farne tesoro, impegnandosi a promuovere
costantemente il valore della convivenza pacifica tra uomini e popoli.
I CROCEVIA DELLE
COSCIENZE, Storia di un disertore - diretto da Paolo
Fanini, testi di Micaela Vettori - andrà in scena a Forte Pozacchio venerdì 14 agosto 2015 – in versione appositamente progettata per gli spazi del Forte – e
alla Campana dei Caduti domenica 23 agosto
2015 .
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