lunedì 23 luglio 2012

LO SGUARDO LIEVE DELL'ANIMA: INTERVISTA A LUCIA MARANA



Lucia Marana, iniziamo parlando di quello che farai all'interno del Festival: ti occuperai delle immagini e dei filmati che ci accompagneranno durante i quattro giorni di “Tra le rocce e il cielo” giusto?

Sì, mi occuperò principalmente delle mostre fotografiche e delle rassegne di filmati che si svolgeranno in parallelo con le giornate del festival, poi mi occuperò anche del laboratorio di fotografia “Paesaggio come natura, paesaggio come storia” che terrò dal venerdì alla domenica

Parlaci di questo laboratorio: qual è l'idea che sta alla base, cosa si vuole trasmettere a chi parteciperà?

L'idea è quella di organizzare un workshop su quattro incontri con al centro la riflessione sull'idea di paesaggio, per cui ad ogni partecipante sarà chiesto di elaborare un proprio progetto fotografico, anche a partire dal lavoro di altri fotografi che si sono occupati di paesaggio.
Lo abbiamo pensato come molto orientato in senso pratico, per cui ogni partecipante dovrà farsi un'idea di che tipo di progetto fotografico vuole, con un percorso anche concettuale su cosa si vuole trasmettere attraverso gli scatti, quale situazione e soggetto si vuole rappresentare. Poi gli sarà chiesto di mettere in pratica quello che ha immaginato, attraverso una serie di stimoli e di input che darò io nel corso degli incontri.

Da quanto di occupi di fotografia, paesaggio e delle attività che poi svolgerai al festival?

Di fotografia mi occupo dalle scuole superiori, quando facevo l'istituto d'arte, poi ho continuato a mettere a frutto questo interesse. Anche la tesi di laurea, a lettere, l'ho fatta sull'estetica riguardo al pensiero di Roland Barthes[1] e la fotografia. Poi ho svolto attività come fotografa free lance, occupandomi soprattutto di reportage.

La montagna come soggetto quando è arrivata nella tua attività?

In fondo c'è sempre stata, il paesaggio è sempre stato al centro della mia attività di fotografa. La fotografia ti permette di avvicinarti ai luoghi in un modo diverso da una semplice passeggiata, per via del percorso concettuale a monte, c'è una propria elaborazione nella fotografia che va oltre il semplice dato del paesaggio.

Riguardo ai filmati che verranno proiettati all'interno del festival, ci puoi dire quali sono, cosa ti ha spinto a sceglierli e qual è il filo rosso che li unisce?

I filmati seguono l'andamento del festival, per cui ogni giorno ci sarà un filmato che parla del tema sviluppato negli incontri della giornata.
Ad esempio, il giorno della montagna come storia verrà proiettato un filmato che s'intitola “Fino a quando...”, di Vittorio Curzel. Ha come tema la Grande Guerra, e i suoi rapporti con il Pasubio. E' un filmato strutturato attorno al concetto di viaggio, prima di tutto di viaggio nella memoria, ripercorrendo la storia di una famiglia trentina a partire da una vecchia fotografia di soldati. E' poi un viaggio anche fisico che l'autore ha fatto sui luoghi della Prima Guerra Mondiale, quindi la Marna, l'Isonzo, il Pasubio dove i Kaiserjaeger si erano trovati a combattere.
Lo stesso vale per la giornata sulla vita di montagna, per cui ho scelto “Piccola Terra”, un filmato di Michele Trentini e Marco Romano, due antropologi di San Michele all'Adige. Questo filmato parla della zona vicino ad Asiago, la Valstagna, alle pendici del Brenta, che è un luogo molto particolare, tutto organizzato in terrazzamenti realizzati in epoche molto antiche, ma utilizzati fino a non molto tempo fa. Ora questi terrazzamenti sono in uno stato di abbandono ed è partito un progetto di “adozione” e di recupero della zona, non in un senso solo paesaggistico, ma proprio con un intento pratico di ricominciare a coltivare la terra, ora ad esempio ci coltivano la menta, dimostrando come si possa sottrarre del territorio all'abbandono.
Un altro film, collegato al tema delle minoranze linguistiche, è “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Dritti e Fredo Valla, ambientato nelle valli occitane, che all'estero è stato molto apprezzato ma che da noi non ha avuto la notorietà che merita. E' la storia di una famiglia che si trasferisce in un paese delle valli occitane e qui cerca un equilibrio con la terra e con gli abitanti, conducendo una vita da pastori. “Il vento fa il suo giro”, infatti, è un proverbio di questa zona, che indica come la natura segua sempre il suo corso, che è  un corso circolare.
Il quarto film che proponiamo è “Tre giorni a Permana” di Renato Morelli, che segue la vita di questo paese nelle montagne in provincia di Lecco, nel corso di tre giorni collegati da una grande tradizione locale molto sentita che è quella del canto: il PAST, che è una festa pastorale che si tiene ad agosto, quando vengono lavorati i latticini, il Corpus Domini del 6 giugno in cui i canti accompagnano la processione, e la festa dei Tre Re, ovviamente l'Epifania, dove tutti i ventenni della comunità girano per un giorno vestiti da Re Magi, accompagnati sempre da canti, fino al giorno stesso dell'Epifania, in cui la chiesa locale esplode di canti.
Infine, abbiamo “La montagna di Don Guetti” di Jorge Lazzeri Del Sordo,  che parla appunto di Don Guetti, una figura molto importante per la storia trentina, soprattutto per quanto riguarda la politica agli inizi del Novecento. Don Guetti per intendersi è uno dei primi a riflettere sull'autonomia e la cooperazione, e questo filmato intende ripercorrerne la storia.

Invece sulle fotografie selezionate per le esposizioni, cosa hai cercato in quel materiale in termini di stile, soggetto eccetera?

Ci sarà un'esposizione con foto e documenti con al centro il paesaggio e soprattutto la trasformazione del paesaggio in questi ultimi decenni. Sarà realizzato in collaborazione con Giorgio Broz, con cui abbiamo avuto modo di collaborare anche alla scorsa edizione del festival, e quest'anno la mostra è realizzata con il Museo delle Scienze di Trento. Ancora però stiamo lavorando sul materiale da mettere in esposizione. Insomma, è ancora work-in-progress.
Ludovico Rella
ludovico_rella@yahoo.it 


[1]    Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915 – Parigi, 26 marzo 1980) è stato saggista, critico letterario, linguista e semiologo francese. Sulla fotografia il suo lavoro principale è la Chambre claire del 1980

1 commento:

  1. Intervista a Lucia Marana, fotografa, grafica e curatrice di mostre e rassegna cinematografica della manifestazione TRA LE ROCCE E IL CIELO 2012.

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