Daniela
Templari sarà a “Tra le Rocce e il cielo” per il CONVEGNO LE PAROLE DEL CUORE,
Lingue e appartenenza nella letteratura delle Minoranze. Potrà confrontarsi con
altri specialisti di linguistica ed organizzatori di premi letterari sul tema
della scrittura in lingua madre.
Cosa significa fare parte di una cosiddetta “minoranza etnica”?
Io non sono nata qui e non
faccio propriamente parte del gruppo etnico ladino, ma ci vivo da molti anni e
forse anche più di loro mi rendo conto della loro specificità e particolarità
rispetto ai veneti. Il territorio di Livinallongo ha una storia molto
differente rispetto al resto del Veneto, visto che il nostro comune ha fatto
parte della contea del Tirolo fino alla caduta dell’impero asburgico nel 1918,
e successivamente il nostro territorio è stato accorpato alla provincia di
Belluno, creando quindi una divisione tra i ladini del Trentino Alto- Adige e
quelli veneti. Non voglio entrare nel merito delle differenti situazioni dei
gruppi ladini nelle due regioni, ma in questi territori l’annessione all’Italia
è stata vissuta in maniera estremamente traumatica.
Quali
sono i progetti portati avanti dal Istituto Culturale di cui lei fa parte per
la salvaguardia della lingua ladina?
Per noi l’importante è
ritornare a parlare la lingua, scriverla e ricominciare ad usarla correntemente
nella vita di tutti i giorni. Io faccio parte dell’Istituto come rappresentante
del comune di Livinallongo ed abbiamo intrapreso da subito la sfida del
recupero della lingua ladina a tutti i livelli. Abbiamo istituito una serie di
corsi, sia per insegnanti che per il personale pubblico, ma anche per i
cittadini comuni, in maniera che la lingua venisse usata anche nelle
istituzioni. Noi stiamo studiando la situazione in Alto Adige e cerchiamo di
copiarne le soluzioni migliori, visto che le tutele delle minoranze in Sud
Tirolo è in assoluto tra le più efficaci al mondo. Abbiamo cercato, applicando
la legge 482, se non di metterci al pari con il gruppo ladino altoatesino,
almeno di ridurre il divario che si era formato nel corso dei decenni.
I corsi di ladino sono
tutt’ora in corso, pur con tutte le difficoltà di reperimento di insegnanti, e
devo dire che hanno anche un buon successo. Livinallongo ha 1400 abitanti e
quindi è molto difficile trovare gente che si metta a disposizione per
insegnare a parlare e scrivere in lingua, ma attualmente abbiamo un discreto
gruppo di donne e ragazze che insegnano attivamente a scrivere in ladino,
facendo corsi di grammatica e corsi più avanzati. Ovviamente è tutto molto
difficile, visto che la legge 482 tutela le minoranze, ma non da una copertura
finanziaria sufficiente per poter finanziare la trascrittura degli atti
pubblici in due lingue.
Questa
opera di salvaguardia è fatta in maniera alternativa e parallela alla scuola, o
il ladino viene anche insegnato nell’istituzione scolastica?
Per fortuna nella nostra
zona il ladino è insegnato anche a scuola, ma solo perché gli insegnanti sono
consapevoli del rischio di scomparsa del gruppo linguistico. Essendo quasi tutti
insegnanti se non del luogo, ma del circondario ritengono fondamentale
l’insegnamento della lingua. L’Istituto ha messo in piedi una scuola estiva che
realizza corsi di lingua, coadiuvati da una serie di attività e di visita
mirate a salvaguardare la cultura ladina.
In
un mondo che tende sempre più verso un’unica lingua di interscambio globale,
che senso ha tutelare una lingua così particolare?
Noi siamo noi perché abbiamo
un’identità ben specifica, che è poi quello che rende ciascuno di noi
differente e unico. Siamo ladini che parlano ladino, italiano, e tedesco o
inglese. Parlare una lingua di interscambio come l’inglese non significa che si
debbano abbandonare le altre lingue che si potrebbero conoscere e ogni lingua
ci arricchisce. Far parte di un gruppo etnico minoritario io sono convinta che
sia sempre un qualcosa in più, un qualcosa che ti identifica e ti da quella
marcia in più rispetto a chi non ne fa parte. Chi fa parte di un territorio di
minoranza non può chiudersi in sé stesso, visto che sono zone molto piccole, e
deve quindi rapportarsi per forza con il resto del mondo, e quindi ha poi una marcia in più rispetto a
chi questo sforzo non lo deve per forza fare.
Non è più il mondo di alcuni
decenni fa, in cui ci si muoveva relativamente poco rispetto al proprio luogo
di nascita. Adesso, forse più che allora, far parte di un territorio di
minoranza rappresenta un arricchimento personale enorme.
Per
lungo tempo il ladino è stata una lingua orale, mentre adesso si sta cercando
di incentivare la scrittura. Come vi regolate nel vostro territorio? Che
strumenti didattici vengono impiegati?
Noi usiamo una grammatica
che abbiamo elaborato qui a Livinallongo e che cerchiamo di rivedere,
correggere ed integrare costantemente. Dobbiamo anche ringraziare l’Istituto
Pedagogico Ladino della Provincia di Bolzano perché abbiamo usato i testi
scolastici che vengono impiegati nelle loro scuole e che noi abbiamo tradotto
in italiano. Abbiamo quindi un po’ di materiale didattico operativo, ma
incentiviamo poi i bambini a parlare e scrivere in lingua liberamente. Anche da
questo poi è nato il concorso Mendranze…
Il
concorso Mendranze è nato quindi per “fare rete” tra tutte le minoranze etnico-
linguistiche d’Italia? Come si articola?
Il concorso Mendranze è nato
prima che entrassi nell’Istituto, ma è partito nella scuola nella quale insegno
e l’ideatrice era una mia collega, una profonda sostenitrice del valore della
lingua minoritaria. Proprio lei, dopo aver fatto partire questo progetto
scolastico dedicato ai bambini, ha pensato che potesse essere molto valido ed
importante estendere il concorso non solo a tutte le fasce di età, ma anche a tutte
le minoranze linguistiche.
Il concorso è nato nel 2005
ed è stato un crescendo continuo fino almeno al 2008, in cui sono state
presentate quasi 300 opere in concorso, scritte da circa 140- 150 partecipanti.
Fino a quegli anni era il comune ad occuparsi dell’organizzazione, poi sono
subentrata io nel 2009 con la nuova amministrazione comunale, quando
l’ideatrice non è stata più in grado di seguire il concorso per motivi di
salute, ma il bando era già stato emanato. Quell’anno abbiamo avuto un calo
netto e mi sono chiesta come sarebbe stato possibile evitare che i cambi di
amministrazione comunale potessero minare la validità di un’iniziativa così
importante e la soluzione è stata affidare l’organizzazione di Mendranze all’Istituto
Culturale. Grazie all’Istituto si sono subito recuperate adesioni, si è aperto
il concorso anche alla prosa e si è tornati ad avere uno sguardo maggiormente
incentrato sulla scuola. Solo attraverso la scuola è possibile infatti
salvaguardare in prospettiva futura la lingua, stimolando i bambini a parlarla
e scriverla.
Attualmente siamo molto
soddisfatti di come si sta evolvendo il concorso e speriamo che possiate
godervi le opere dei vincitori delle scorse edizioni che saranno vostri ospiti
al Festival come abbiamo potuto goderne noi al concorso.
Il
convegno LE PAROLE DEL CUORE, Lingue e appartenenza nella letteratura delle
Minoranze si svolgerà a Obra, in Vallarsa, sabato 31 agosto, giornata che il
Festival della montagna dedica alle Minoranze linguistiche.
Riccardo Rella
riccardo_rella@yahoo.it
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