“Alpinista ieri, climber oggi” è la chiacchierata che sabato 31
agosto alle 14 si terrà all’Alpe di Campogrosso all’interno di Tra le rocce e il cielo, il Festival della montagna vissuta con
consapevolezza che si svolge in Vallarsa
(TN) dal 29 agosto al 1 settembre. Un
incontro tra amici amanti della montagna che rappresentano diverse generazioni
dell’alpinismo trentino. Quelle persone che hanno visto il passaggio
dall’andare in roccia in modo tradizionale fino ai giorni nostri. Ad
organizzare l’incontro, il gruppo SAT di Vallarsa che festeggia il suo 30°
anniversario di fondazione in uno dei luoghi più suggestivi della Vallarsa ai
piedi delle Piccole Dolomiti. Ce ne parla Claudio Rossaro, uno dei fondatori del gruppo.
- Com’è nata l’idea
di fare un gruppo Sat in Vallarsa?
L’idea è nata da
Tullio Pezzato ed Ezio Campagna. Una mattina li ho incontrati al bar a Raossi e
mi hanno chiesto “Perché non facciamo un gruppo della Sat?”. Era già da qualche
mese che l’idea girava tra di loro e abbiamo deciso di farlo. Cerchiamo soci
nuovi e facciamo il gruppo. Così ha iniziato a formarsi il gruppo di Vallarsa
della Sat, della sezione di Rovereto naturalmente. Con l’aiuto anche dei satini
di Rovereto che hanno ben accolto il nostro gruppo.
- In quanti siete
partiti?
All’inizio eravamo
in 13-14 ma nel giro di pochi mesi abbiamo raggiunto una trentina di soci.
Adesso siamo già oltre 150 tra familiari, giovani… e con alcuni soci anche residenti
nel Veneto che frequentano la Vallarsa sono entrati nel nostro gruppo.
- Qualcuno che
all’epoca era poco più di un ragazzino adesso ha fatto un po’ di strada sia dal
punto di vista alpinistico che nella direzione della Sat.
Diciamo che la Sat
è nata in Vallarsa come organizzazione di gite e di qualche manifestazione. Poi
qualcuno, tipo Luca Campagna, si è appassionato, ha conosciuto un sacco di
personaggi, Sergio Martini ed altri, e ha seguito quel percorso lì. Non tanto
arrampicate particolari ma soprattutto spedizioni verso gli 8 mila e così via.
Diciamo che in Vallarsa Luca è stato l’unico che ha seguito tutto l’itinerario
dell’arrampicata, su roccia fino alle spedizioni internazionali. Questo grazie
al gruppo rocce di Rovereto dove c’erano Maffei, Paolo Leoni, Mariano Frizzera,
Sergio Martini… Una generazione, una scuola di vita, della Sat. Uno dei migliori
gruppi d’Italia si può dire.
- Il lavoro della
Sat di Vallarsa è duplice. Da una parte una lunghissima rete di sentieri
meravigliosi sulle nostre montagne, dall’altra anche tanta attività a livello
associativo, come l’accompagnamento alle passeggiate, la Fiera di San Luca.
Com’è conciliare queste due cose?
L’inizio della Sat
era qualche gita, al Fraccaroli, al Papa e al Lancia nei primi anni, e
soprattutto manutenzione dei sentieri. Però i sentieri in Vallarsa sono
tantissimi, ben più di 50 km. Poi si è sviluppata sempre di più l’attività di
manifestazioni, pur tenendo conto anche i sentieri che durante l’anno vengono
mantenuti puliti. Negli ultimi anni soprattutto è iniziata un’attività
pazzesca. Iniziamo a fine gennaio con le ciaspolate e finiamo a fine dicembre
alla casa di riposo di Raossi. Poi le gite, le escursioni, la manutenzione dei
sentieri, le passeggiate, le manifestazioni. Particolare manifestazione, nata
ben prima della Sat, è la giornata con i Crodaiolo. Più di trent’anni fa, Bepi
De Marzi, che veniva in ferie in Vallarsa, ha iniziato a cantare con Tullio
Pezzato, Ezio Campagna e il coro Pasubio di allora. Adesso è diventata una
manifestazione fissa, l’ultima domenica di agosto (il 25 agosto quest’anno).
- Il gruppo Sat
festeggerà al Festival Tra le rocce e il cielo questi trent’anni di fondazione,
organizzando una giornata dedicata alla montagna e all’alpinismo. Come si
articolerà questa giornata?
Questa è stata
voluta per far vedere la differenza fra l’alpinismo, quello vero, su roccia, fatto
trent’anni fa e fatto adesso con i giovani, scarpette pantaloncini e maglietta,
che corrono su e giù per le falesie. Nella mia esperienza ho conosciuto diversi
alpinisti di Rovereto. Abbiamo cercato di contattarli e siamo arrivati ai giovani.
Michele Bort, giovanissimo, è nella classifica mondiale dei climber famosi e ha
fatto diverse vie impegnative alla loro maniera. Qui cerchiamo di mettere
assieme questo filo che parte oltre trent’anni fa con Paolo Leoni e Dario Cabas
che sono ultrasettantenni, poi Sergio Martini, Maurizio Giordani, Giuliano
Stenghel e Luca campagna. Finchè arriviamo a Tiziano Buccella e Michele Bort
che è giovanissimo, e cerchiamo di verificare questo cambiamento di andare in
montagna. Una volta si andava in montagna e si stava in parete una settimana. Poi
piano piano si sono ridotti i tempi e adesso in poche ore si riesce a fare una
via, tornare e proseguire la vita. Volevamo vedere questa differenza. Cosa ne
pensano i protagonisti di questa storia.
- Il tutto nella
splendida cornice dell’Alpe di Campogrosso
Si perché penso che
sia uno dei migliori posti. Anche se l’arrampicata risulta difficile sulle
Piccole Dolomiti a causa della roccia friabile rimane uno dei migliori posti ai
piedi delle nostre montagne.
A malga storta, sabato 31 agosto, alle 14
Michele Bort, Tiziano Buccella, Dario Cabas, Luca Campagna, Maurizio Giordani,
Paolo Leoni e Giuliano Stenghel si incontreranno per “Alpinista ieri, climber
oggi”. Intanto alcuni di questi protagonisti ci raccontano cos’è l’Alpinismo e cos’è
per loro la montagna.
MAURIZIO GIORDANI
Classe 1959 ha vissuto questo passaggio di mentalità.
Per lui, che ha iniziato ad arrampicare sul Baffelan e sulle montagne della
Vallarsa. Fare alpinismo è una ricerca,
un’avventura in un ambiente affascinante che permette di crescere e di fare
esperienze importanti, alla ricerca di emozioni. Fare alpinismo è scalare le
montagne di tutto il mondo ma conoscere
anche culture diverse, religioni diverse, persone diverse che aiutano a capire
il mondo. Molte esperienze sono raccolte in alcuni volumi che raccontano di
arrampicate vicine e lontane.
GIULIANO STENGHEL
Considerato in
passato l’anello di giunzione tra due generazioni di alpinisti, che con le sue
esperienze ha esplorato un nuovo tipo di andare montagna anche spingendosi
molto. Da un po’ di tempo ha messo insieme alpinismo e solidarietà,
organizzando tra una cordata e l’altra serate informative e promozionali in
tutta Italia. Della sua esperienza di climber e di uomo parlano i suoi numerosi
volumi che lo accompagnano nelle presentazioni. Ha dimostrato come l’alpinismo non
sia una cosa soggettiva ma, pur effettuato in solitaria, possa dimostrarsi un
importante vettore per la solidarietà e l’altruismo.
DARIO CABAS
A chiamarlo
alpinista si sente sopravvalutato ma leggendo il suo curriculum bisogna
dissentire. Dario Cabas ha iniziato a praticare l’alpinismo, con tenacia e
senza estremismi, sulle montagne attorno a casa. E accorgendosi di quanto era
importante e sentito questo tema ha trasformato una passione in una
professione, aprendo a Rovereto il primo negozio specializzato per climber.
Accanto all’esperienza in roccia anche la storia dietro il bancone, che
racconta l’evoluzione degli strumenti e delle tecniche da un equipaggiamento e
il ruolo del venditore quasi da artigiano ad un’evoluzione tecnica e della
produzione che ha rivoluzionato il settore. Cambia l’alpinismo, cambia il
commercio, cambia anche la montagna. E lui ha scritto anche un piccolo libro
recuperando quelle arrampicate “no big”, ad un passo da casa e a portata anche
dei non espertissimi.
Massimo Plazzer
mplazzer@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento