Lucia Marana, iniziamo parlando di quello che farai all'interno del
Festival: ti occuperai delle immagini e dei filmati che ci accompagneranno
durante i quattro giorni di “Tra le rocce e il cielo” giusto?
Sì, mi occuperò principalmente delle mostre fotografiche e
delle rassegne di filmati che si svolgeranno in parallelo con le giornate del
festival, poi mi occuperò anche del laboratorio di fotografia “Paesaggio come
natura, paesaggio come storia” che terrò dal venerdì alla domenica
Parlaci di questo laboratorio: qual è l'idea che sta alla
base, cosa si vuole trasmettere a chi parteciperà?
L'idea è quella di organizzare un workshop su quattro
incontri con al centro la riflessione sull'idea di paesaggio, per cui ad ogni
partecipante sarà chiesto di elaborare un proprio progetto fotografico, anche a
partire dal lavoro di altri fotografi che si sono occupati di paesaggio.
Lo abbiamo pensato come molto orientato in senso pratico,
per cui ogni partecipante dovrà farsi un'idea di che tipo di progetto
fotografico vuole, con un percorso anche concettuale su cosa si vuole
trasmettere attraverso gli scatti, quale situazione e soggetto si vuole
rappresentare. Poi gli sarà chiesto di mettere in pratica quello che ha
immaginato, attraverso una serie di stimoli e di input che darò io nel corso
degli incontri.
Da quanto di occupi di fotografia, paesaggio e delle
attività che poi svolgerai al festival?
Di fotografia mi occupo dalle scuole superiori, quando
facevo l'istituto d'arte, poi ho continuato a mettere a frutto questo
interesse. Anche la tesi di laurea, a lettere, l'ho fatta sull'estetica
riguardo al pensiero di Roland Barthes[1] e la fotografia. Poi ho svolto
attività come fotografa free lance, occupandomi soprattutto di reportage.
La montagna come soggetto
quando è arrivata nella tua attività?
In fondo c'è sempre stata, il
paesaggio è sempre stato al centro della mia attività di fotografa. La
fotografia ti permette di avvicinarti ai luoghi in un modo diverso da una
semplice passeggiata, per via del percorso concettuale a monte, c'è una propria
elaborazione nella fotografia che va oltre il semplice dato del paesaggio.
Riguardo ai filmati che
verranno proiettati all'interno del festival, ci puoi dire quali sono, cosa ti
ha spinto a sceglierli e qual è il filo rosso che li unisce?
I filmati seguono l'andamento del
festival, per cui ogni giorno ci sarà un filmato che parla del tema sviluppato
negli incontri della giornata.
Ad esempio, il giorno della
montagna come storia verrà proiettato un filmato che s'intitola “Fino a
quando...”, di Vittorio Curzel. Ha come tema la Grande Guerra, e i suoi
rapporti con il Pasubio. E' un filmato strutturato attorno al concetto di
viaggio, prima di tutto di viaggio nella memoria, ripercorrendo la storia di
una famiglia trentina a partire da una vecchia fotografia di soldati. E' poi un
viaggio anche fisico che l'autore ha fatto sui luoghi della Prima Guerra
Mondiale, quindi la Marna, l'Isonzo, il Pasubio dove i Kaiserjaeger si erano
trovati a combattere.
Lo stesso vale per la giornata
sulla vita di montagna, per cui ho scelto “Piccola Terra”, un filmato di
Michele Trentini e Marco Romano, due antropologi di San Michele all'Adige.
Questo filmato parla della zona vicino ad Asiago, la Valstagna, alle pendici
del Brenta, che è un luogo molto particolare, tutto organizzato in
terrazzamenti realizzati in epoche molto antiche, ma utilizzati fino a non
molto tempo fa. Ora questi terrazzamenti sono in uno stato di abbandono ed è
partito un progetto di “adozione” e di recupero della zona, non in un senso
solo paesaggistico, ma proprio con un intento pratico di ricominciare a
coltivare la terra, ora ad esempio ci coltivano la menta, dimostrando come si
possa sottrarre del territorio all'abbandono.
Un altro film, collegato al tema
delle minoranze linguistiche, è “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Dritti e
Fredo Valla, ambientato nelle valli occitane, che all'estero è stato molto
apprezzato ma che da noi non ha avuto la notorietà che merita. E' la storia di
una famiglia che si trasferisce in un paese delle valli occitane e qui cerca un
equilibrio con la terra e con gli abitanti, conducendo una vita da pastori. “Il
vento fa il suo giro”, infatti, è un proverbio di questa zona, che indica come
la natura segua sempre il suo corso, che è
un corso circolare.
Il quarto film che proponiamo è
“Tre giorni a Permana” di Renato Morelli, che segue la vita di questo paese
nelle montagne in provincia di Lecco, nel corso di tre giorni collegati da una
grande tradizione locale molto sentita che è quella del canto: il PAST, che è
una festa pastorale che si tiene ad agosto, quando vengono lavorati i
latticini, il Corpus Domini del 6 giugno in cui i canti accompagnano la
processione, e la festa dei Tre Re, ovviamente l'Epifania, dove tutti i
ventenni della comunità girano per un giorno vestiti da Re Magi, accompagnati
sempre da canti, fino al giorno stesso dell'Epifania, in cui la chiesa locale
esplode di canti.
Infine, abbiamo “La montagna di
Don Guetti” di Jorge Lazzeri Del
Sordo, che parla appunto di Don Guetti, una figura
molto importante per la storia trentina, soprattutto per quanto riguarda la
politica agli inizi del Novecento. Don Guetti per intendersi è uno dei primi a
riflettere sull'autonomia e la cooperazione, e questo filmato intende
ripercorrerne la storia.
Invece sulle fotografie
selezionate per le esposizioni, cosa hai cercato in quel materiale in termini
di stile, soggetto eccetera?
Ci sarà un'esposizione con foto e
documenti con al centro il paesaggio e soprattutto la trasformazione del
paesaggio in questi ultimi decenni. Sarà realizzato in collaborazione con
Giorgio Broz, con cui abbiamo avuto modo di collaborare anche alla scorsa
edizione del festival, e quest'anno la mostra è realizzata con il Museo delle
Scienze di Trento. Ancora però stiamo lavorando sul materiale da mettere in
esposizione. Insomma, è ancora work-in-progress.
Ludovico Rella
ludovico_rella@yahoo.it
[1] Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915
– Parigi, 26 marzo 1980) è stato saggista, critico letterario, linguista e
semiologo francese. Sulla fotografia il suo lavoro principale è la Chambre
claire del 1980
Intervista a Lucia Marana, fotografa, grafica e curatrice di mostre e rassegna cinematografica della manifestazione TRA LE ROCCE E IL CIELO 2012.
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