Consultando il tuo sito internet ho scorso rapidamente il tuo
“curriculum” di viaggiatrice e ho notato che è davvero fittissimo… Cosa cerchi
nel viaggio?
È una domanda difficilissima,
perché quello che uno cerca nel viaggio, cerca nella vita… Non so se il mio
curriculum è fitto, forse lo è in confronto a chi viaggia poco, ma quando
cominci a viaggiare ti rendi conto di quanto c’è da vedere nel mondo e quanto
poco conosci. Quindi io mi sento in cammino, sto cercando di vedere il più
possibile di quanto può offrire il mondo. Se mi chiedi qual è la prima cosa che
mi spinge a muovermi è la curiosità di conoscere, di stupirmi, di vedere cose
nuove…
Cosa puoi dire che ti abbia dato, da un punto di vista personale, il
viaggiare in questi anni?
Capita di conoscere persone che
sono state in un sacco di posti, ma il loro punto di vista è rimasto sempre lo
stesso. Mi auguro che il mio viaggiare sia stato sempre un cercare di vedere il
mondo sotto prospettive diverse, le prospettive degli altri, di chi incontri,
perché solo in questo modo puoi arricchirti di una visione ulteriore, di una
prospettiva della vita che non avevi considerato… un modo nuovo di vedere le
cose. Quando mi metto in viaggio mi sento sempre un po’ come una bambina, basta
che qualcuno mi dica “prepara la valigia” e che il viaggio duri un giorno o un
mese sono sempre elettrizzata come una bambina.
Quindi senza dubbio il desiderio
gratificato della scoperta è la prima cosa che il viaggiare mi abbia dato in
questi anni, e la seconda è appunto il portarsi a casa nuovi modi di vedere le
cose, che è sempre un arricchimento enorme.
Sempre dal sito si può notare come tu abbia collaborato molto con
riviste: come organizzavi i tuoi viaggi? Partivi per conto tuo e poi vendevi il
pezzo o lavoravi su commissione?
Al tempo lavoravo solo su
commissione. Ora sto cercando di affrancarmi da questo modo di lavorare. Come
dice Messner, le riviste di settore attualmente sono solo marketing camuffato.
Quando io viaggiavo su commissione dovevo esclusivamente parlare bene dei posti
che visitavo e, nel caso avessi visto, come è successo più volte, cose che non
mi piacevano, dovevo tacere il fatto.
Credo che ora giornalismo e
fotogiornalismo stiano cambiando e credo che si abbia bisogno di nuovi punti di vista. Attualmente lavoro per
riviste e per siti internet di settore che seguono queste nuove prospettive,
cercando di organizzarmi in prima persona i viaggi in modo da decidere io cosa
andare a scoprire e poi poter raccontare liberamente quello che vedo, senza
dover forzatamente decantare luoghi solo perché c’è qualcuno dietro le quinte
che paga per il pezzo per “spingere” una località a fini turistici.
Certo la libertà a volte fa
paura… questa mia nuova modalità di viaggiare a volte mi rende insicura, ma la
differenza è enorme, straordinaria. Ad esempio io avevo da sempre un fortissimo
richiamo per la Cina, con contatti già presi durante fiere, che una volta
ottenuta questa libertà d’azione ho usato per preparare il mio prossimo viaggio
nello Yunnan del nord, dove andrò la settimana prossima. Quello che mi spinge
lì è un interesse puramente personale, è la voglia di cercare un mio percorso.
Da un lato io viaggio perché mi
spinge una motivazione personale molto forte, come nel caso dello Yunnan e di
Shangri- La, dove voglio raccogliere materiale per il mio secondo libro che
vorrei scrivere, e allo stesso tempo c’è un bisogno di mettere in evidenza
delle realtà che stanno emergendo. Per esempio nello Yunnan stanno nascendo una
serie di progetti di ecoturismo che si legano in più modi al mio progetto di
ecoturismo del trekking con gli asini qui in Provincia di Trento.
Ecco, parliamo di questo tuo progetto di trekking con gli asini: come è
nata questa idea?
Molte volte nella vita vai in una
direzione, cerchi di fare una cosa e poi ne viene fuori un’altra, e così è
stato in questo caso. L’idea del trekking con gli asini non è mia: un giorno
ero al telefono con una mia cara amica che mi dice “perché non venite a fare un
trekking con gli asini con noi sul Lagorai?”. Mi si sono subito illuminati gli
occhi, perché non vedevo l’ora di trascorrere una settimana nel nostro
patrimonio naturale.
Sono arrivata casualmente al
trekking con gli asini, ma ne sono rimasta fortemente colpita, perché ha degli
aspetti straordinari che anche l’andare in montagna da soli non può darti.
Condividere con un gruppo un’esperienza di trekking lunga una settimana immersi
nella natura selvaggia e incontaminata del Lagorai, dove raramente si
incontrano altre persone è qualcosa di eccezionale. Si riesce a ritornare davvero
in contatto con la natura, che è uno dei bisogni che l’uomo di oggi ha, spesso
inconsapevolmente.
Quindi questi mezzi atipici e lenti cosa possono dare di più rispetto
ai mezzi moderni?
Questo tipo di trekking aiuta a
familiarizzare con l’incertezza e con gli imprevisti che possono sempre
succedere. Quando partiamo ci prefiggiamo sempre di percorrere un dato numero
di chilometri ogni giorno, ma se si vede che quel giorno non riusciamo a
coprire per intero il percorso e siamo costretti a mettere il campo tendato un
po’ prima, vuol dire che adatteremo i piani per il giorno dopo. Noi abbiamo il
terrore dell’incertezza, come si può vedere in un periodo come questo. In
realtà può vivere nell’incertezza, lo ha fatto per molto tempo, solo che se lo
sta dimenticando.
Il viaggiare lento permette,
invece di pianificare una serie di attività già previste, disposte una dietro
l’altra come accade nella vita di tutti i giorni, ti permette quel tempo
necessario per pensare. La lentezza di permette una riflessione a tutto campo,
che può essere sul tuo esercizio fisico, sulla consapevolezza di quello che
stai facendo e permette anche la contemplazione, della natura, di un tramonto,
di un panorama. All’inizio può fare paura la lentezza, ma nel giro di poco
tempo inizia ad affiorare e crescere il piacere di potersi prendere il proprio
tempo per fare le cose.
Quali problematiche ci sono, se ci sono, nel basare il proprio mezzo di
trasporto su un essere vivente, dotato di volontà propria e non su un mezzo
meccanico?
L’asino deve diventare un tuo
alleato nel procedere, devi tu, essere umano, trovare un contatto con l’asino,
un’intesa, e spesso ti trovi a parlare direttamente con l’animale. Formuli i
pensieri e le richieste nei suoi confronti ad alta voce. All’inizio di ogni
giornata di trekking si deve rifare il “contratto formativo” con l’asino,
dicendogli “guarda, io mi prendo cura di te, ti faccio mangiare l’erba e
riposare quando sei stanco, ma tu portami le mie cose senza fare storie…”. Sono
cose che l’uomo sta dimenticandosi completamente.
In ogni caso spesso l’asino fa
l’asino, come si dice, e capita che si fermi davanti ad un ruscello e non
voglia attraversarlo e allora non ti resta che convincere l’asino a proseguire.
Gli slacci il basto, lo avvicini all’acqua per fargli vedere come non sia in
realtà pericoloso, fargli prendere confidenza e dimostrargli che il fatto che
il ruscello sia rumoroso non indica che sia rischioso. Quando poi finalmente si
riesce a fargli guadare il torrente, poi si può rimettergli il basto e ripartire,
serve solo tempo.
Una volta è capitato che l’asino
si sia buttato a terra, con una pancia gonfissima che ci aveva anche fatto
temere il peggio e invece lui voleva solamente riposare e farsi togliere il
basto. Una volta tolto il basto lui ha respirato e è stato un quarto d’ora
abbondate sdraiato a terra e poi come se niente fosse si è rialzato ed è
ripartito, molto felice di accettare di nuovo il basto e i bagagli sulla
schiena.
Quando riesci ad entrare in
contatto vero con l’asino scopri di avere un alleato, anzi, più che un alleato
un maestro, visto che l’asino pensa prima di mettere un passo dopo l’altro e tu
impari, grazie alla vicinanza, perché l’animale fa quello che fa.
Com’è organizzato questo trekking? È un trekking chiuso o è possibile
farlo da semplici turisiti?
Io faccio ogni anno un trekking
con asini con un gruppo di amici che gestiscono tre allevamenti di asini nella
zona del Lagorai, ma ci sono una serie di proposte di trekking di questo genere
nella provincia di Trento che sono raccolte sotto il nome di “Dove pensano gli
asini” (che è anche il titolo del libro che ho scritto dopo questa esperienza) che
propongono ai turisti un assaggio di quello che può voler dire un’esperienza di
questo tipo. Ci sono diversi tipi di “assaggi” da poter fare: c’è il trekking
di mezza giornata per bambini, il trekking di una giornata intera e ci sono
alcune proposte in cui si dorme nei rifugi o in tenda. È possibile trovare sul
sito www.dovepensanogliasini.it
tutte queste proposte. Mi piace inoltre ricordare che in questo progetto a
livello provinciale sono gli allevatori e i conduttori, le aziende piccole per
intendersi, che si propongono in prima persona per organizzare questo tipo di
trekking, non le APT delle varie zone, con le quali comunque si collabora sul
territorio. Ognuna di queste piccole aziende si fa carico di valorizzare il
proprio territorio e il proprio patrimonio culturale.
Al momento il progetto è esteso a
sei valli, tutte in provincia di Trento, anche se c’è un grande interessamento
da parte dell’altopiano di Asiago per entrare a far parte del progetto e
vedremo se sarà possibile aggiungerlo dall’anno prossimo. Inoltre c’è stato un
interessamento da parte di una zona della provincia di Bolzano, ma io credo che
valga la pena di mettere i mattoni piano e uno alla volta in modo che siano
solidi e sicuri prima di costruire castelli in aria. Quindi per ora questo
progetto è assolutamente trentino e intende svilupparsi nei prossimi anni e di
sicuro già dall’anno prossimo si inseriranno altre due zone: il nostro scopo è
anche quello di costruire un sentiero unico che possa collegare tutte le valli
del Trentino attraverso l’uso dell’asino come “mediatore culturale”.
Per concludere, hai mai pensato di usare questo mezzo di trasporto in
un tuo trekking all’estero?
Sì, in effetti già nelle ultime
fiere di turismo ho contattato alcuni tour operator, soprattutto nel Nord-
Africa dove gli asini vengono regolarmente impiegati anche per lavoro, per
cercare di esportare questo genere di trekking anche in quelle zone. Non ti
nascondo poi che anche quando sarò a Shangri-La andremo a fare un piccolo
trekking su un ghiacciaio e cercherò gli asini. Alcuni amici alpinisti mi hanno
detto che in Nepal attualmente gli asini vengono impiegati di più rispetto agli
yak, essendo più versatili e maneggevoli…
Mi lascio guidare da quello che
arriverà e quindi dall’anno prossimo queste proposte di trekking potrebbero
arricchirsi di qualcosa di internazionale, hai avuto il tuo scoop!
Grazie mille per l’intervista, buon viaggio e arrivederci al festival
allora!
Grazie a voi e buona estate!
Intervista di Riccardo Rella
hekaloth@gmail.com
Valentina Musmeci racconterà la sua esperienza di trekking someggiato con gli asini a TRA LE ROCCE E IL CIELO, al tendone di Riva di Vallarsa, venerdì 31 agosto alle 21.00. Insieme a VALENTINA MUSMECI ci saranno MARGHERITA HACK, ALESSANDRO DE BERTOLINI, DAVIDE SAPIENZA, GIGI ZOPPELLO, che con l'aiuto di CARLO MARTINELLI ci racconteranno LA GIOIA DELL'ANDAR LENTI.
Sempre venerdì 31 agosto, USCITA DI TREKKING SOMEGGIATO CON GLI ASINI di BastoBio, ANCHE PER FAMIGLIE E BAMBINI. Ritrovo alle 10.00 davanti all'Hotel Genzianella di Bruni di Vallarsa. Percorso: Giare Larghe. Massimo 30 partecipanti, prenotazioni presso Pro Loco Vallarsa 3341330576 entro lunedì 27 agosto.
L’intero programma del Festival “Tra le rocce e il Cielo” su PROGRAMMA
L’intero programma del Festival “Tra le rocce e il Cielo” su PROGRAMMA
Intervista a Valentina Musmeci, trekking someggiato con gli asini
RispondiEliminache meraviglia!
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