“Uomo e
montagna: paesaggi in trasformazione”, è questo il titolo dell’appuntamento del
Festival TRA LE ROCCE E IL CIELO, che si è svolto lo scorso 30 aprile a Trento,
all’interno del TrentoFilmFestival
2012, il festival cinematografico dedicato alla montagna. Annibale Salsa,
Geremia Gios, Ugo Morelli, Alberto Folgheraiter e Iva Berasi hanno
parlato di come sta cambiando il paesaggio alpino. Moderatrice la curatrice
artistica del Festival Fiorenza Aste.
Perché in questo periodo storico c’è tutta
quest’attenzione sul paesaggio? Cosa fa Accademia della montagna per il
paesaggio?
Iva Berasi (direttrice di
Accademia della Montagna del Trentino). Il Trentino ha capito presto, prima
di altri territori, l’importanza del paesaggio e della sua tutela in quanto
elemento etico, culturale, economico della vita di una comunità. “Accademia
della montagna”, con i suoi progetti vuole far si che anche i più piccoli
imparino a conoscere il territorio che li circonda, per questo spinge la scuola
ad insegnare ai bambini la conoscenza del paesaggio che li circonda e cerca di
portare i più giovani in montagna.
Nel bel libro di Aldo Gorfer “Solo il vento bussa
alla porta”, primo testo in Trentino ad analizzare, ormai più di quarant’anni fa,
il fenomeno dello spopolamento della montagna, si cita spesso come causa della
fuga dalle valli la mancanza di strade. Ora che le strade ci sono, la montagna
si spopola lo stesso, perché?
Alberto
Folgheraiter, (giornalista autore del libro “I villaggi dei camini spenti”). Ora
le strade ci sono, ma sono servite solo ad accelerare la discesa a valle. “Il
villaggio dei camini spenti” è un viaggio nella periferia del Trentino. Una
periferia costellata da case con appeso un cartello “vendesi”. Una periferia in
cui ogni volta che muore un anziano si perde un po’ di prato e il bosco si
avvicina alle case. Perché questo accade? Perché è più facile, più comodo,
vivere in città. E intanto la natura si riappropria di spazi che prima erano
suoi.
In Trentino si è sentita la necessità di fondare una
scuola di paesaggio, per salvaguardare un territorio che spesso sentiamo come
ereditato dai nostri genitori, ma che dovremmo abituarci a pensare come un
prestito dei nostri figli. Cosa fa la Trentino school of Management?
Ugo Morelli (psicologo,
professore della Trentino school of Management). La Tsm è una Scuola nata come strumento per l’evoluzione del territorio attraverso l’aggiornamento e lo
sviluppo delle competenze di amministratori, tecnici e facilitatori, e
attraverso la formazione e la ricerca per lo sviluppo dell’economia trentina.
Dobbiamo guardare i territori nella loro dimensione planetaria. Non esiste un paesaggio autentico, genuino, esistono solo luoghi con queste caratteristiche. Solo guardandoci dal di fuori possiamo accorgerci di cosa siamo, per questo il Trentino va guardato da una prospettiva planetaria.
Dobbiamo guardare i territori nella loro dimensione planetaria. Non esiste un paesaggio autentico, genuino, esistono solo luoghi con queste caratteristiche. Solo guardandoci dal di fuori possiamo accorgerci di cosa siamo, per questo il Trentino va guardato da una prospettiva planetaria.
Possiamo dare un valore al paesaggio?
Geremia
Gios (docente di economia dell’Università di Trento). Quando si parla
del valore di una foresta, si calcola sempre solo il valore ricavabile dal
legname. Ma il valore del legname delle foreste trentine è solo il 10-15% di
quello dell’intera foresta, che ha anche valore per la sua biodiversità, per la
geologia, valore turistico e molto altro.
Le stime servono, ma diventano utili quando portano a
una coevoluzione: l’uomo cioè deve evolvere assieme al territorio in cui vive
riconoscendone i limiti e non superandoli.
Proprio seguendo questa idea della coevoluzione di
uomo e territorio diviene logico affermare che la proprietà dei luoghi in cui
abitiamo è della collettività che in quei luoghi vive.
Cosa significa ritorno alla montagna? Ci sarà?
Annibale
Salsa (ex presidente Del Cai). C’è
stata negli anni da un lato un’enfatizzazione naturalistica, dall’altra una
prometeica, che autorizza l’uomo a intervenire in qualunque modo sulla natura
pur di ottenere il suo scopo. Si tratta di un dualismo schizofrenico. La
legislazione italiana, con la legge Bottai del 1939, esaltava la dimensione
estetizzante del paesaggio, che in questo modo diventava immutabile.
Oggi il rapporto tra natura e cultura va
riequilibrato. Va regolato, altrimenti rischiamo di ritrovarci nella situazione
opposta a quella del tecnicismo degli anni ’60. Se si va avanti in questo modo
arriveremo tra 100 anni a un inselvatichimento di cui non abbiamo memoria.
Il paesaggio va portato al centro dell’attenzione
superando il dualismo che vuole da una parte un naturalismo esasperato,
dall’altro l’addomesticamento a tutti i costi della natura.
E’ possibile invertire la tendenza di spopolamento in
atto?
Ugo
Morelli. Gios ha parlato dei
concetti di coevoluzione, di bene comune (non immediatamente riconducibile a un
prezzo) e limite. Si tratta di elementi altamente discontinui. Come abbiamo
potuto superare il dualismo vincolo-possibilità superando il primo? Dubito si
possa mantenere un rapporto tra demografia, cultura, natura e montagna legando
le persone a un territorio. Occorre invece investire sulla conoscenza,
sull’istruzione, per arrivare a un ripopolamento della montagna. La vivibilità
dei luoghi oggi, infatti, è resa possibile dalla nostra capacità di innovare i
luoghi in cui viviamo.
Le persone devono scegliere di vivere in montagna.
Non devono sentirsi emarginati, ma cittadini del mondo che hanno scelto
volontariamente di vivere in montagna.
Annibale
Salsa. La condizione dei montanari
per necessità è quella di chi non aveva la possibilità di scegliere dove
vivere. Per questo nel corso dell’800 la montagna è diventata nell’immaginario
collettivo un luogo terribile di emarginazione. Oggi siamo nella condizione di
tornare ad essere montanari per scelta. Ed esempi di neo ruralismo e di
specializzazione dimostrano che una
controtendenza è possibile.
Geremia Gios.
Non è possibile conservare senza
gestire. Le Alpi possono diventare laboratorio per nuove forme di tecnologie e di modelli organizzativi,
poiché la dove i limiti sono più evidenti, in montagna, i risultati sono più chiari.
Ci sono beni naturali che possono essere utilizzati
in modo efficace attraverso il mercato, altri invece che sono pubblici, della
collettività, che andrebbero gestiti come beni comuni.
Alberto
Folgheraiter. La crisi in atto
riporterà la gente in montagna. Le persone ritornano in montagna per necessità,
soprattutto gli immigrati. Saranno proprio loro tra 20 anni a gestire il nostro
territorio, perché saranno gli unici in grado di farlo.
Iva Berasi. La rivalutazione culturale ha bisogno di tempi
lunghi. C’è un ritorno, in questi ultimi anni, di persone che vanno a vivere nei piccoli comuni di
montagna, non solo di gente che torna dove è nata, ma anche di persone che
vengono da altri luoghi.
Stefania Costa
costa_stefania@yahoo.it
Perché la montagna si sta spopolando? Quali sono le conseguenze dell'abbandono da parte dell'uomo? Quali sono le prospettive future? Questo e molto altro all'incontro che TRA LE ROCCE E IL CIELO ha tenuto nell'ambito del TrentoFilmFestival 2012. Incontro che rappresenta un assaggio del convegno che si terrà in Vallarsa il 31 agosto 2012, durante la manifestazione TRA LE ROCCE E IL CIELO, e che vedrà confrontarsi sul tema delle profonde trasformazioni subite dalla montagna nomi del calibro di Giorgio Conti, Giuseppe Carlo Lozzia, Alberto Gedda, Marco Avanzini, e molti altri...
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