La conferenza di presentazione inizia con un po’ di ritardo dovuto agli strascichi delle discussioni estive sui lavori al Trincerone e alle dovute e necessarie spiegazioni dei lavori stessi da parte del pool di esperti che vi hanno preso parte. L’occasione è molto importante: viene ripresentato al pubblico in una nuova edizione un grande capolavoro dimenticato della letteratura sulla Prima Guerra Mondiale, “La prova del fuoco” di Carlo Pastorino. La nuova edizione è stata curata da Egon (http://www.egonedizioni.it/catalogo/egon/La%20prova%20del%20fuoco.html), con postfazione di Francesco De Nicola, che ha introdotto la conferenza. Grande esperto di letteratura sulla Prima Guerra Mondiale, De Nicola ha introdotto al pubblico questo autore, vallarsero d’adozione, che nei luoghi del festival ha lasciato un’impronta nella memoria che ora rischia di perdersi, parlando della sua formazione, delle sue origini contadine mai dimenticate, origini che gli hanno dato quella straordinaria capacità di descrivere i paesaggi con pochi ma emozionanti particolari.
Il libro è un racconto vivido e essenziale, quasi un diario dell’anno di guerra combattuto da Carlo Pastorino, ligure di Masone, sulle montagne della Vallarsa, tra il 1916 e il 1917, prima di essere catturato dagli austriaci e rinchiuso in un campo di prigionia. Come dirà poi Gregorio Pezzato, si può leggere nelle pagine del libro il legame viscerale che Pastorino instaurerà con la Vallarsa, che diventerà una sorta di nuova terra natale, dopo le terribili prove che la guerra imporrà a lui e a tutto il suo battaglione. Tutto, dai fatti minori a quelli più violenti, è descritto con pochi, ben misurati particolari, senza indulgere in facile retorica, restituendo un immagine vivida e vera dell’esperienza della vita di trincea e della guerra di montagna, come hanno saputo fare pochi altri autori, sia in Italia che nel resto dell’Europa. Anche per questo l’operazione di riedizione di Egon, sponsorizzata fortemente dall’associazione Tra le rocce e il cielo, è estremamente importante, perché permette di riproporre al pubblico un libro di eccezionale valore che rischiava di venir dimenticato, per via di logiche editoriali spesso legate solo al profitto e non al valore dei libri.
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