sabato 19 luglio 2014

Terre coltivate, i paesaggi agrari del trentino in mostra in Vallarsa


TERRE COLTIVATE
Storia dei paesaggi agrari del Trentino

Teatro Tenda di Raossi, Vallarsa – dall’8 al 24 agosto 2014



Con la mostra “Terre coltivate” la Fondazione Museo storico del Trentino prova a rappresentare le continuità e i cambiamenti che hanno riguardato il territorio. Quella parte di territorio “usata” per garantire il sostentamento della popolazione e per trasformare l’agricoltura in uno dei fattori principali dell’economia trentina. La grande diversità dei terreni che connota il Trentino e l’intervento umano sul territorio hanno contribuito a disegnare una fitta trama di paesaggi agricoli la cui lettura interpretativa è in grado di farci comprendere le diverse “unità paesaggistiche” che la
compongono. Data l’importanza del tema, la ricchezza delle informazioni presenti e la rilevanza anche attuale degli argomenti trattati, la Fondazione Museo storico del Trentino si è avvalsa della collaborazione di partner di grande reputazione scientifica, in modo particolare dalla collaborazione della Fondazione Edmund Mach.
La mostra “Terre coltivate. Storia dei paesaggi agrari del Trentino” racconta in venti grandi pannelli le unità paesaggistiche che compongono oggi il Trentino e quali trasformazioni le hanno rese possibili: il vitigno, il meleto, la cerealicoltura, l’orticoltura, la castanicoltura, il noceto, l’oliveto, l’alpicoltura, la selvicoltura e le unità paesaggistiche scomparse come la gelsicoltura, il grano saraceno, la tabacchicoltura. Il percorso espositivo è curato da Giuseppe Ferrandi, Annibale Salsa, Sergio Ferrari Alessandro de Bertolini e Roberta Tait. Si tratta della versione itinerante di un allestimento più ampio, esposto a Trento alle Gallerie di Piedicastello da ottobre 2013 a giugno 2014. Presso la biblioteca della Fondazione Museo storico del Trentino, a Trento in via Torre d’Augusto 35/41, e nelle librerie è disponibile il catalogo della mostra (15 euro, 228 pagine, edizione Museo storico del Trentino).

Come è stato possibile il cambiamento?
Nel corso di alcuni secoli, prima in modo graduale poi attraverso le grandi accelerazioni del ’900, il territorio del Trentino è stato domato, addomesticato, piegato in un certo senso agli interessi dell’uomo per il soddisfacimento dei bisogni primari e del sostentamento. É mutato un paradigma; da terre incolte a terre coltivate. Il fondovalle, i terreni lungo l’alveo dell’Adige, le valli, i pendii, i versanti, il bosco, gli alpeggi: territori che hanno cambiato volto in ragione – in funzione – dell’intervento umano finalizzato. Il cambiamento è stato decisivo. Un “movimento di paesaggi” che si è basato sulla relazione tra la condizione dell’ambiente fisico e del clima, gli scopi e le caratteristiche degli uomini operanti singolarmente o in piccoli gruppi sul territorio, le azioni e gli orientamenti più generali delle comunità e degli organi di governo. Alla base, lo sforzo individuale e collettivo di dare risposta alla domanda sempre crescente di cibo e di prodotti dovuta all’aumento della popolazione e a motivi commerciali.

Da nomadi a stanziali
La vite, il melo, il gelso, le piantagioni di tabacco, i cereali, gli orti, l’oliveto, il pascolo di montagna e la selvicoltura fino al noceto e al castagneto e così via. Il Trentino delle terre coltivate. Ma una volta? Migliaia di anni fa – lo definiscono come neolitico, l’ultimo dei periodi dell’età della pietra – l’uomo decide gradatamente di passare dalla vita nomade alla condizione stanziale. Che significa: da raccoglitore a coltivatore e da cacciatore ad allevatore. A questo periodo risalgono l’invenzione dell’aratro e pure i primi insediamenti in valle dell’Adige. Con il sedentarismo si pongono le basi future per lo sviluppo delle civiltà: dal modello agricolo di sussistenza ai modelli di agricoltura tradizionali fino ai recenti comparti industriali su scala internazionale e di mercato. Un computo di tappe, fasi, momenti, scansioni. É la difficile ricerca nel Trentino delle terre coltivabili in pianura e sui versanti.

La trasformazione nel Trentino del ‘700 e dell‘800
Hanno reso possibile la trasformazione alcuni principali fattori di innovazione in un percorso di senso che è stato storico, culturale, sociale, economico, scientifico, agrario, politico e istituzionale. Come con le bonifiche di fondovalle e i dissodamenti sui monti. Le prime bonifiche risalgono alla seconda metà del ’700
con Maria Teresa, imperatrice d’Austria, per il risanamento di ampie aree paludose in val d’Adige. Seguono i lavori nelle paludi della Valsugana e in varie altre zone. La sfida più difficile consiste nel raddrizzamento dei maggiori corsi d’acqua nelle valli. Ultimi decenni dell’800. É il caso del fiume Adige e altri come il Brenta o il Fersina. In montagna, sui versanti, si procede invece a “educare” i pendii con i dissodamenti, gli esboschi, gli espietramenti e mediante l’intensificazione di una pratica antica, quella dei terrazzamenti: muri a secco, gradoni, ciglioni erbosi, ripiani con forme ed estensione differenti. Dove sussiste infine il problema della siccità, gli interventi dell’uomo riguardano la canalizzazione delle acque per portare la “linfa vitale” ai campi. Della fine dell’800 è anche l’aumento delle conoscenze e delle specializzazioni in materia agraria. Nasce così l’Istituto agrario di San Michele all’Adige, nel 1874, anche in risposta ai gravissimi danni delle nuove patologia (oidio, peronospora, filossera, ecc.) che causano gravi carestie e grandi difficoltà.

Il passaggio al modello agricolo industriale
Tra i fattori di innovamento ci sono anche il modificarsi delle strutture proprietarie, la nascita dei primi consorzi irrigui, nuove forme di organizzazione nel lavoro, la cooperazione, l’imprenditoria privata, il sostegno pubblico all’economia, la codificazione di nuovi strumenti normativi, il mercato libero europeo. Soprattutto, l’impatto tecnologico e il boom economico nella seconda metà del ’900. Siamo al ruolo della meccanizzazione, quando l’uomo si libera dalla schiavitù del bestiame per lavorare la terra. A partire dagli anni ’60/’80 svolgono una funzione fondamentale l’utilizzo della chimica e della ricerca scientifica nella lotta antiparassitaria. In virtù di questi fattori, la produzione agricola in Trentino aumenta portando alla luce insieme agli aspetti positivi anche le criticità legate alla dimensione industriale delle coltivazioni, delle infrastrutture, delle monocolture, della frutticoltura intensiva, dell’uso degli agrofarmaci. Crescono così nel tempo nuove sensibilità sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio ed emergono le coltivazioni biologiche, biodinamiche, nuovi scenari, nuovi soggetti, nuove frontiere. Compresa l’incertezza sui cambiamenti climatici in atto. Il Trentino coltivato del futuro si misura inevitabilmente con la capacità di comporre un numero sempre crescente di interessi e di nuove categorie di portatori di interesse.

La mostra non è un’enciclopedia. L’obiettivo dell’iniziativa è la divulgazione. Con la speranza di restituire al grande pubblico e al mondo delle scuole un tema decisivo per la storia del Trentino.

Nessun commento:

Posta un commento