sabato 20 agosto 2016

Confine o Frontiera? 20 agosto 2016.



La terza giornata del Festival “Tra le rocce e il cielo”, la giornata della vita di montagna è stata dedicata interamente al tema del confine e del limite. Anche la terza giornata del Festival ha avuto una doppia anima, con un occhio attento al territorio e un altro rivolto alle dinamiche globali e internazionali.
            Il concetto di confine, sia inteso come quello naturale dell'arco alpino, sia inteso come quello politico dei confini nazionali e sovranazionali è stato indagato e discusso nella sua duplice e controversa anima: confine che unisce e mette in contatto comunità diverse e barriera che divide e impedisce che il noi entri in contatto con il voi.
            L'intensa giornata di studio e riflessione ha visto avvicendarsi sul palco innumerevoli esponenti della politica, delle politiche sociali e della società civile che nei vari ambiti di esperienza hanno constato come il confine sia ancora, oggi più che mai, argomento di dibattito che porti a schierarsi e a contrapporsi.
            Davide Allegri, geografo e storico dell'Università di Trento e assegnista di ricerca del progetto “Cartografia  e confini della Provincia di Trento” ha discusso il ruolo economico e sociale delle creste alpine e analizzato la dicotomia tra barriere naturali e confini politici.
            Annibale Salsa, antropologo e direttore scientifico di Accademia della Montagna, ha poi tracciato la storia dell'arco alpino fra cerniera e barriera, fra spazio aperto e poroso e muro fra stati nazione, e di come questo abbia inciso sulla cultura, lingua, usi e costumi delle genti di montagna.
            Roberto Louvin, docente di diritto costituzionale comparato ed ex presidente della Valle d'Aosta, ha parlato di governo ed autogoverno dello spazio di confine. Se da un lato il diritto si pone come disciplina universale e astratta, esso ha “fame” di confini e di frontiere in quanto deriva la sua efficacia dalla sovranità dello stato nazione.
            Marco Stolfo, politologo all'Università di Udine e redattore della rivista Nazioni e Regioni, ha aperto la riflessione ad un'analisi più complessiva dello scenario europeo, di come l'Europa sia messa in discussione dall'emergere di nuovi confini, come nel caso della Brexit o della crisi del Brennero, ma anche di come nuovi regionalismi come quello scozzese possano ridare nuova linfa al sogno europeo, senza i sogni di grandeur tipica degli stati nazione.
           
            La seconda parte della mattina ha affrontato il tema di come la montagna si inserisca nei processi globali di migrazione di uomini e di globalizzazione economica. Giorgio Conti, direttore scientifico degli Archivi della Sostenibilità di Ca' Foscari, ha introdotto e coordinato il dibattito, a cui hanno preso parte Fabrizio Zara di Maso Covel, la giornalista e cineasta Maria Fiano e il fotografo free-lance Federico Sutera.
            Maria Fiano e Federico Sutera hanno presentato il loro lavoro di fotoreporter che li ha condotti a rappresentare la vita dei migranti e dei profughi a Calais, Idomeni e Riace.

            Fabrizio Zara, invece, ha mostrato la sua esperienza di ritorno alla montagna, con Cristina Campagna con la ristrutturazione di Maso Covel, prima in stato di abbandono. In questo maso oggi vengono coltivati piccoli frutti, verdura ed erbe officinali e aromatiche in maniera completamente naturale e con qualità di assoluta eccellenza.
            I contributi di questa parte della giornata hanno mostrato una montagna diversa dallo stereotipo di immobilità, e di staticità, e che un rilancio è possibile con l'ingegno e la capacità di mettersi in discussione.

            Il pomeriggio, infine, ha parlato di come le realtà di confine siano investite dall'impatto delle migrazioni, oggi più che mai impetuoso. Andando oltre l'idea che questa rappresenti una crisi momentanea, tutti gli interventi si sono concentrati sui lati strutturali delle migrazioni.
            Maurizio Tomasi, dell'associazione Trentini nel Mondo, ha mostrato come la retorica dell'invasione, con cui spesso si descrivono le migrazioni, sia falsa e ipocrita, soprattutto per terre come il Trentino che sono state a lungo luoghi di emigrazione.
            Andrea Anselmi, di Medici Senza Frontiere, ha parlato delle forme e dei limiti dell'accoglienza italiana, e del modo in cui Medici Senza Frontiere cerca di aiutare i migranti e i richiedenti asilo, dalle operazioni search and rescue, in cui mette a disposizione tre navi, all'accoglienza medico-ospedaliera, al trattamento post-acuto, al supporto psicologico.
            Riccardo Pennisi e Raffaele Crocco, rispettivamente dell'Aspen Institute e dell'Atlante dei Conflitti e delle Guerra, hanno parlato delle cause delle migrazioni, e della risposta data dall'Europa fino ad oggi. In particolare, si è criticata la mancanza di strategia e di visione di lungo periodo della classe dirigente europea attuale.
            Ozlem Tanrikulu, dell'Ufficio di Informazione sul Kurdistan in Italia (UIKI) ha parlato dell'esperienza concreta dei curdi al confine turco-siriano, e di come comunità diverse come curdi, armeni, turcomanni, arabi ed altro ancora abbiano trovao un modo innovativo di vivere e convivere in una realtà di confine.
            Ha concluso la giornata il Senatore Francesco Palermo di Bolzano, membro della task force di Euregio sui rifugiati. Con lui abbiamo parlato di come le collaborazioni transfrontaliere abbiano il potenziale per andare oltre i confini e realizzare un'Europa più integrata, ma dall'altro ha sottolineato come l'attuale tensione con l'Austria, soprattutto per via delle imminenti elezioni presidenziali, possa limitare il dispiegarsi di queste potenzialità.


            La giornata si è poi conclusa con lo spettacolo “Mato de Guera”, pluripremiato in 7 festival nazionali e 27 fra locali e regionali, al tendone di Riva.

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